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ICT Italia primo semestre 2016, il trend è positivo

I dati Assinform relativi al primo semestre 2016 sanciscono la definitiva emersione dell’ICT dal ciclo recessivo iniziato a partire dal 2008. A fine anno la crescita dovrebbe registrare un +1,3% dato migliore del Pil nazionale.

Mercato
Nel primo semestre del 2016 il valore complessivo del mercato digitale ha raggiunto 31,952 miliardi di euro con una crescita dell'1,2 percento rispetto al primo semestre del 2015.
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I dati a consuntivo pubblicati da Assinform in collaborazione con NetConsulting Cube evidenziano quindi la buona partenza che ha contrassegnato l’andamento della spesa nella prima parte dell’anno, confermando per il secondo anno consecutivo la definitiva emersione dell’ICT dal ciclo recessivo iniziato a partire dal 2008. Tuttavia, le aspettative per il 2016, pur non mettendo in discussione la tenuta del movimento rialzista, si sono attenuate, passando dal +1,5% al 1,3%. Complice di questa revisione al ribasso appuntamenti e scenari globali e locali che determinano incertezza e instabilità: dall’evoluzione di Brexit, alle elezioni americane, all’appuntamento referendario nazionale.
italia-digitale.jpgSe da una parte i risultati sono accolti con favore, in particolare per il fatto che le performance del mercato digitale sono migliori di quelle dell’economia italiana nel suo complesso – il mercato ICT si configura per essere disaccoppiato dalla dinamica economica, dice Giancarlo Capitani di NetConsulting – dall’altra si è ben consapevoli che l’inversione di rotta in territorio positivo aiuta, ma non risolve i problemi endemici del sistema Italia
Che il mercato italiano presenti un gap d’innovazione con altri ecosistemi non è certo una novità, così è stato storicamente. Il problema è che in quest’ultimo decennio il divario si è ampliato ponendo il nostro paese in una condizione di minore competitività. Se le buone notizie sono prevalenti occorre tenere sempre presente che le variabili che possono introdurre negatività sono ancora molteplici. Come commenta Capitani quello che emerge, “è un mercato debolmente positivo a fronte di un quadro economico fragile”. 

New Deal?
La dinamica della spesa semestrale evidenzia un mercato avviato verso cambiamenti sostanziali, dove i fattori abilitanti l’innovazione digitale - intesa come trasformazione del business attraverso emergenti tecnologie quali cloud, big data, mobile e IoT – diventano la leva della nuova ripresa del mercato. “Si investe sul nuovo e si razionalizza il pregresso, dice Capitani, andando a creare infrastrutture allineate alla messa in esercizio di soluzioni e applicazioni di nuova generazione”.
In conseguenza di tutto ciò si evidenzia una tendenziale riduzione della spesa interna a favore di una spesa esterna, poiché il sourcing tecnologico si proietta verso il cloud – con una netta prevalenza della dimensione SaaS, quest’ultima equivalente a circa due terzi della spesa complessiva - e servizi gestiti. Il profilo della spesa per comparto conferma in pieno questa tendenza con crescita a doppia cifra nei segmenti più innovativi che va a compensare la contrazione della dimensione ICT più tradizionale.
In valore assoluto il comparto riferibile al paradigma emergente del digitale, pur non esprimendo cifre da capogiro (investimenti in servizi cloud e data center ammontano, nel primo semestre, a circa un miliardo di euro, indicativo al riguardo l’incremento della spesa server, +10,3%) esprime una evoluzione di spesa in costante aumento con ricadute importanti su altri comparti tecnologici. Basti pensare al radicale mutamento negli equilibri della spesa client, segmento dove l’unica voce in espansione risulta essere quella relativa allo smartphone che prosegue la sua corsa con un incremento in valore prossimo al 10%, mentre Desktop e Pc mobile, per il secondo semestre consecutivo, accusano una battuta d’arresto, con numero di unità vendute in calo rispettivamente del 5% e del 10%.
Dinamica negativa, anche se meno accentuata rispetto al semestre 2015, anche per i tablet, - 6,7%. Ma se l’andamento complessivo delle vendite su lato client, tranne che per lo smartphone, presenta un saldo negativo, il dato più virtuoso è l’incremento del traffico dati su rete mobile: - +52% trimestre su trimestre.
Percentuale che testimonia della sempre maggiore centralità della componente mobile nell’operatività quotidiana, sociale e d’impresa, basti pensare agli acquisti online effettuati per il 7,5% da tablet e per il 13,5% da smartphone.
agostino-santoni.jpgIl cambiamento è già in atto, ma ancora e solo nei settori più dinamici. Va assecondato ed esteso e le priorità sono note, dice il presidente di Assinform, Agostino Santoni. Attengono alla diffusione delle infrastrutture digitali in banda larga, all’attuazione della Strategia Digitale, ai nuovi programmi Industria 4.0, alla creazione di competenze digitali, da intendersi anche come capacità di interpretare i vantaggi del digitale. È importante mettere una marcia in più nell’attuazione dell’Agenda Digitale a partire da SPID e Italia Login e da quanto concorre al rafforzamento del percorso di digitalizzazione della PA. Così com’è altrettanto importante continua Santoni - dar seguito al disegno annunciato con il programma Industria 4.0, che se messo in pratica dà una marcia in più su molti fronti”.
Per quanto riguarda quest’ultimo punto – come ricordato nel corso dell’evento di presentazione dei risultati semestrali - potenzialità di sviluppo sono riposte nei provvedimenti a sostegno dell’innovazione così come definite dal piano nazionale per la digitalizzazione industriale, dove sono previste agevolazioni di iperammortamento e superammortamento. Il tutto potrà rivelarsi efficace e generare effetti sensibili a condizione che i tredici miliardi promessi per i prossimi anni siano effettivamente inclusi nel programma di politica finanziaria del governo e a condizione che il programma diventi operativo in tempi brevi in quanto, come ricorda Capitani, “un suo rallentamento può mettere a rischio percorsi di investimento già pianificati in virtù dell’entrata vigore del programma”.
Un ulteriore freno allo sviluppo complessivo di trasformazione è costituito dalla scarsità di competenze allineate alla dimensione di business digitale. A questo proposito Capitani auspica la costruzione di competence center con l’obiettivo di creare un effettiva e diffusa offerta di skill digitali. “Queste ultime, in quanto merce rara e costosa, rappresentano una barriera all’accesso e utilizzo di tecnologie innovative da parte delle piccole e medie imprese”.
Sullo sfondo permane peraltro l’endemica inadeguatezza di larga banda sul territorio extraurbano, una zona grigia a cui è preclusa una potenziale digitalizzazione. “Non va infatti dimenticato che dotazione di piena connettività – conclude Capitani ricordando i recenti dati Istat - potrebbe consentire alle aziende più piccole una crescita significativa in valore e produttività”.
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