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Tech Data, i partner devono sviluppare capacità di coopetizione

Gli operatori di canale devono collaborare e competere in rete per cogliere le opportunità che i nuovi paradigmi tecnologici quali cloud computing, big data, mobility e social business offrono loro per continuare a operare sul mercato in modo profittevole. Gli spunti emersi durante TD Event, organizzato da Tech Data.

Distributori
Si può fare e si deve fare business con la tecnologia. E’ il messaggio passato ai partner riuniti al recente evento Tech Data a Milano, invitati a comprendere le opportunità che la tecnologia riserva loro. Tecnologia contemporanea e quella di domani che già oggi inizia a delineare gli scenari futuri. Una sfida che i partner devono saper cogliere per continuare a fare business e competere sul mercato. Accanto a loro c’è Tech Data, distributore a valore, che come dice Ernest Quingles, Amministratore Delegato Tech Data Italia, nel suo messaggio di benvenuto: “Abbiamo un risultato pari a quasi 1 miliardo di euro -  solo 3  anni tech-data-i-partner-devono-sviluppare-capacit-di-c-2.jpgfa era di 500 milioni e una focalizzazione solo sulla tecnologia". E continua: “E’ un momento effervescente per la tecnologia. Negli ultimi venti anni abbiamo assistito a grandi innovazioni: il web, le dot.com, il social network. In particolare, secondo noi di Tech Data oggi vi sono due paradigmi che vanno guardati con molta attenzione: il cloud computing, inteso come la socializzazione dell’infrastruttura e il big data - miliardi e miliardi di dati da cui trarre informazioni per agevolare il business.  Insieme dobbiamo capire come sfruttare al meglio questi paradigmi per continuare a fare soldi in un nuovo scenario”. 

Una chiave di lettura delle nuove forme di vita dell’IT viene data da Stefano Mainetti, Docente di Tecnologie dei sistemi informativi al Politecnico di Milano, che delinea i principali trend tecnologici moderni. “Oggi sta cambiando in modo significativo il modo di utilizzare la tecnologia che inizia a fondersi con gli stili di vita e di consumo delle persone. Tutto ciò fa sì che la domanda cambi ed è naturale che di conseguenza cambi anche l’industria dell’ICT e il modo di erogare i servizi. Un cambiamento importante che chiama tutti a individuare nuove opportunità”. Intanto c’è una buona notizia: finalmente dopo cinque anni di contrazione della spesa di IT in Italia si prevede una stabilità. E’ un messaggio di ottimismo: dopo anni di recessione il mercato non si contrae.   
Ma quali i fenomeni emergenti da seguire per impostare le strategie corrette per interpretare al meglio l’evoluzione tecnologica? Secondo i dati raccolti nell'Academy realizzata dagli Osservatori del Politecnico di Milano su un campione di oltre 200 Cio di grandi e medie aziende italiane, in genere trend setter del mercato nazionale, tra le priorità aziendali espresse dai Cio emergono ancora una volta i sistemi informativi core – gli Erp e i gestionali -  e temi innovativi quali il mobile in termini di device e apps, il big data e il cloud computing.  E Mainetti li analizza uno per uno. 

Business Applications – E’ qui che si fa il mercato e dove risiede il grande volume d’affari.“Anche se emergono fronti nuovi il peso grosso del business sta ancora sulle applicazioni tradizionali. E’ il  nucleo core, che muove volumi d’affari ingenti. Ma i Cio guardano a queste tecnologie in modo nuovo: per esempio, vogliono fare evolvere il proprio sistema informativo verso la fruizione in mobilità. E’ un’opportunità molto interessante da cogliere. C’è poi il tema dell’integrazione – per esempio la collaborazione – che permette di trasformare il modo di lavorare ed essere consumatori”. In sostanza,il sistema informativo gestionale/Erp non è più solo orientato ai processi aziendali ma a un nuovo stile di consumo delle informazioni in mobilità e in condivisione, coinvolgendo il cliente finale in questo ciclo e socializzando i processi di business. “Tutto ciò significa concepire un nuovo modo di realizzare il sistema informativo aziendale. E per i system integrator significa che il modello di business tradizionale deve evolvere tenendo conto dei temi innovativi”.

Mobility –  E’ questa un’altra priorità dei Cio che puntano a supportare in mobilità le informazioni e le interazioni con le persone interne all’azienda o nella catena di fornitura“Rendere fruibile le applicazioni aziendali in mobilità è molto diverso da sviluppare un’applicazione. Bisogna ragionare su quali form factor di device considerare, su come sviluppare applicazioni per fruire del sistema informativo aziendale in mobilità e su come comporre il digital workspace per ogni persona”.  E prosegue: “Il canale mobile è quindi un ambito da esplorare, che richiede la capacità di arricchire di valore i processi di business per farli fruire in mobilità sul giusto device permettendo alle persone di realizzareil proprio digital workspace in cui lavorare. E’ una trasformazione impellente in cui c’è molto spazio per innovare”

Big Data – Oggi circolano 2 Zbyte di dati. Ogni 2 giorni si generano 5 Exabyte di dati. In un mese ogni automobile connessa a Internet è in grado di generare 5 gigabyte di dati. Solo qualche numero per rendersi conto che la quantità di dati disponibile è enorme ma che la capacità di estrarne valore è poco diffusa. “C’è un potenziale enorme di informazioni da esplorare, analizzando il quale si scoprono comportamenti e stili di consumo. Da queste analisi inoltre è possibile prevede i fenomeni e impostare strategie di business”. Ma oggi si fa business in quest’ambito? “Oggi del Big Data si intuiscono le potenzialità, siamo nella fase iniziale; è ancora uno slogan di mercato ma il potenziale di trasformazione è alto. Sviluppare una cultura di analisi dei dati richiede più tempo che comprare tenologia; ma oggi il percorso è avviato e in questi temi ci sono ampi spazi di mercato da cogliere anche per i partner”, afferma Mainetti.
In particolare in quest'ambito si arricchiscono i sistemi di performance management, si va nella direzione di advanced analytics, sviluppando una cultura di pianificazione, misura e controllo dentro all’impresa. Occorre dotarsi di sistemi analisi con capacità euristica a bordo per governare diversamente le decisioni aziendali. Bisogna sviluppare una cultura diversa di management nell’analizzare dati e prendere decisioniEmerge il ruolo del data scientist, figura capace di estrarre il valore dai dati e tradurlo in informazioni utili per il business aziendale. I temi più diffusi sono relativi alla gestione della relazione con il cliente, alla gestione della supply chain e all’arricchimento di soluzioni predittive nei sistemi tradizionali sistemi analitici e finanziari

Social business – Oggi è un tema concreto: è passata la moda, siamo nella maturità. E’ una realtà – circa il 50% delle grandi organizzazioni sta investendo in iniziative di sociale business - che cambia il modo di lavorare e consente di aumentare la produttività aziendale. ”Sul social business le aziende vogliono fare business concreto, non più solo sistemi informativi aziendali orientati al controllo con prescrittività dei comportamenti che impongono all’impresa una trasformazione organizzativa ma flessibilità, evoluzione continua delle funzionalità, arricchimento di tutti gli elementi sociali sopra i processi di business. Arricchimento che arriva a ispira una maggiore e migliore conversazione coi clienti e attiva un circolo virtuoso di analisi delle informazioni per rispondere agli stimoli con prodotti innovativi che rispondo ai bisogni dei clienti”, dice Mainetti.

Cloud Computing - E’ fattore trasversale e abilitante gli altri trend: in Italia nel 2013 il fenomeno è cresciuto del 12% per un valore di circa 500 milioni di euro, in un mercato in contrazione. E’ da vedersi come una trasformazione irreversibile. “Nell’industria dell’Ict sta avvenendo ciò che accade ad ogni industria. Si sta passando dalla capacità artigianale di realizzare i prodotti  con forte spazio alla personalizzazione alla fase di industrializzazione dell’Ict caratterizzata dalla standardizzazione. Ogni grande vendor sta creando building block, una sorta di prodotti industriali standard”, dichiara Mainetti. Se in altri settori questo processo ci ha messo decenni ad accadere, nell’IT è una trasformazione rapida che inevitabilmente impatta anche sugli operatori di canale. Bisogna superare queste difficoltà e provare a interpretare un’evoluzione: indietro non si può tornare. “E’ un cambiamento che implica una trasformazione profonda degli operatori;  si passa dal vendere progetti complessi a erogare servizi semplificati. Qui l’operatore di canale è chiamato a cambiare pelle. Offrire un servizio è molto diverso da vendere tecnologia.  Si va da ricavi immediati a investimenti e ricavi differiti nel tempo. Si paga a consumo, si possono anche abortire progetti. Il cloud computing siì può fare ma con una distruzione creativa di ciò che si sa fare”, sottolinea Mainetti

[tit:La trasformazione per gli operatori di canale] 
Nonostante il mercato sia stabile siamo di fronte a una rivoluzione di enorme portata in atto; non è possibile non trovare  delle opportunità. Bisogna cercare il valore nell’ottica però del cliente. Occorre fare percepire il reale valore dei servizi sui processi di business. Vendere tecnologia a sé stante è un po’ sterile e riguarda i modelli del passato; bisogna vendere valore sui processi di business, che è un mestiere diverso. 
Ma come si fa a generare valore su processi di business? Non è possibile essere tutologi. Bisogna conoscere il dominio. E’ questo è possibile mediante condivisione di asset, alleanze, sviluppo di sinergie. “E’ fondamentale lavorare in rete. E’ una trasformazione della value chain alla ricerca del valore andando sui problemi del cliente sviluppando una competenza di dominio. Significa andare oltre la proposizione della tecnologia a sé stante; bisogna calarla sull’esigenza specifica con competenze specifica”, dice Mainetti. 
In questi ultimi anni, inoltre, si è assistito a un pericoloso abbassamento delle tariffe con conseguente riduzione della qualità dei progetti. E’ un circolo vizioso, tutto italiano, in altri paesi non accade. C’è molta disillusione in questo senso. “Molti operatori hanno messo in atto iniziative di internazionalizzazione perché il business all’estero riconosce un valore che nel Belpaese non è riconosciuto. Essere operatori globali permette di bilanciare, quindi di avere marginalità all’estero e utilizzarla per investire anche in Italia”, speiga Mainetti. 
Oggi i progetti più innovativi sono ancora marginali, però sono tanti e diventano accessibili in modo pervasivo e diffuso e coinvolgono le grandi e le medie aziende per arrivare fino alle Pmi e agli studi professionali.  “E’ una trasformazione che non deve essere guidata solo dal valore assoluto dei progetti ma dalla loro pervasività e capacità di essere continua trasformazione per generare valore”, commenta Mainetti. E conclude: “E’ fondamentale che i partner sviluppino capacità di co-opetizione, collaborazione e competizione. Che operino in rete e aprano il network. Oggi è più importante conoscere al meglio il contesto che interiorizzare ogni singolo contenuto tecnologico”.
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