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Imprese e credito, nel 2011 sostanzialmente stabile la domanda

Nonostante la difficile congiuntura economica, la domanda di credito da parte delle aziende italiane è calata solo dell'1% nel 2011. Lo testimonia il Barometro Crif.

Tecnologie & Trend
Contrariamente alle previsioni espresse daglia analisti, la domanda di credito da parte delle imprese italiane nel 2011 ha fatto segnare solo una lieve diminuzione, pari a -1% rispetto al 2010, in miglioramento rispetto al calo registrato nell'anno precedente, quando invece la contrazione era stata del del -5%.
Queste evidenze emergono dal Barometro Crif sulla domanda di credito da parte delle imprese italiane, elaborato sulla base del patrimonio informativo di Eurisc, il Sistema di Informazioni Creditizie di Crif che raccoglie i dati relativi a oltre 8 milioni di linee di credito attribuite a utenti business.

Rispetto al 2009, quando la crisi economica si era da poco conclamata, il decremento complessivo delle richieste rilevato nel 2011 è stato pari a -6%, quindi senza il drammatico crollo che si era temuto.
Per avere segni positivi negli andamenti della domanda anno su anno è però necessario risalire agli andamenti degli anni 2009 (+12%) e 2008 (+8%).
"L'andamento delle richieste di credito - afferma un comunicato Crif - rappresenta un indicatore di straordinaria importanza per tastare il polso alle imprese e valutare il loro livello di fiducia nei confronti del futuro e la propensione ad investire. Si parla infatti normalmente di trend del credito erogato, dimenticando completamente la dimensione della domanda di credito operata dalle imprese.
La dinamica registrata nel corso dell'anno appena concluso è ovviamente riconducibile alla congiuntura negativa e alle prospettive di stagnazione nel medio periodo dell'economia italiana ma mette in luce come le imprese italiane non abbiano smesso di rivolgersi agli istituto di credito per finanziare la loro attività e superare questa difficile fase".
"Del resto, gli avvenimenti che hanno contraddistinto il secondo semestre 2011 hanno avuto un peso fondamentale nell'andamento dei mercati e, quindi, delle politiche creditizie, con la crescita del rischio Paese che ha generato un aumento rilevante del costo della provvista per gli istituti di credito oltre alla necessità di definire requisiti di capitale più stringenti, che si sono riflessi inevitabilmente sul fronte degli impieghi.
Questo non toglie che la perdurante debolezza della domanda di credito possa essere riconducibile anche ad una sorta di autocensura preventiva da parte delle imprese che, in questa fase di profonda incertezza, preferiscono rinviare gli investimenti a momenti più propizi".

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