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Crisi, le imprese che chiudono sono veramente tante

La Relazione che il Garante delle Micro PMI mette in evidenza che sono ben 365.000 le imprese, prevalentemente piccole e piccolissime che hanno chiuso lo scorso anno.

Tecnologie & Trend
Sono ben 365.000 le imprese, prevalentemente piccole e piccolissime che hanno chiuso nel 2012 (il numero più alto negli ultimi anni se si esclude il 2009); ma anche 523 contratti di rete che coinvolgono 2.800 aziende, molte Pmi che si affacciano per la prima volta nei mercati internazionali e che utilizzano il commercio elettronico: sono alcuni degli elementi che emergono dalla Relazione che il Garante delle Micro PMI ha inviato al Presidente del Consiglio dei Ministri.
All’esame della Relazione, 71 delle più significative misure varate lo scorso anno dal Governo e dal Parlamento a favore delle micro piccole e medie imprese. Luci ed ombre nelle valutazioni del Garante e delle Associazioni imprenditoriali.
L’aspetto più critico rimane quello dei tempi di attuazione delle misure che spesso, per diventare operative richiedono l’emanazione di regolamenti che allungano oltre misura i tempi. A questo riguardo è emblematica la vicenda dei pagamenti dei debiti della Pubblica amministrazione.
L’altro elemento critico su cui si sofferma a lungo la Relazione è rappresentato dalla mancanza di una vera e propria “terapia d’urto” in materia di semplificazioni.
A questo riguardo, tante le proposte per eliminare inutili passaggi burocratici.
Tra le linee prioritarie per sostenere le MicroPMI, la Relazione  sottolinea le agevolazioni fiscali per le reti di impresa per gli investimenti e l’innovazione; l’ampliamento della compensazione tra crediti e debiti verso l’erario; la riduzione del costo dell’energia per i consorzi di piccole imprese. Infine per sostenere le imprese che hanno necessità di investire si ripropone uno strumento agevolato per l’acquisto o il leasing di macchine utensili e di produzione.
Ma soprattutto la Relazione richiama l’esigenza di una diversa politica europea: “Con una domanda debole  - sostiene il Garante -  pure le misure introdotte per fronteggiare le emergenze, abbattere le barriere, creare ambienti più favorevoli, valorizzare le capacità delle imprese, difficilmente producono effetti significativi (anche al netto dei tanti ritardi applicativi). Se non si riattiva al più presto il volano della domanda interna, il depauperamento imprenditoriale rischia di divenire difficilmente recuperabile poiché, da solo, l’export - peraltro messo a rischio da un euro forte - non può trascinare tutta la nostra economia. Se l’Unione Europea tarderà a intraprendere politiche forti di crescita, sarà arduo venire fuori rapidamente dalla recessione", conclude il Garante.
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