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Ict Trade, bisogna condividere un’idea di futuro

Niente guerre né muri. Bisogna rimboccarsi le maniche e non piangersi adosso per rilanciare l’Italia puntando sulla forza propulsiva della Digital Technology. Senza perdere di vista i valori veri quali rispetto, onestà intellettuale e coraggio per fare sviluppo e creare un futuro diverso.

Tecnologie & Trend
La dodicesima edizione di Ict Trade, chiusa nei giorni scorsi, la Special Edition tenutasi quest’anno a Milano, ha lasciato un segno di cauto ottimismo, che viene dalla consapevolezza che la Digital Technology può aiutare il Paese Italia ad andare verso un futuro, purché lo si faccia insieme, credendoci fino in fondo.
E’ vero: siamo in guerra; non si può non riconoscere il momento di forte criticità che sta attraversando l’intero comparto. L’aria che tira è pesante: crisi finanziaria, instabilità politica, blocco della PA,... Siamo tornati agli stessi valori di spesa Ict del 1999. Non credo che ci sarà la ripresa nel 2014, occorre tenere il fiaict-trade-bisogna-condividere-un-idea-di-futuro-1.jpgto fino al 2015. Ma niente è perduto. Noi la guerra non la vogliamo fare; possiamo superare l’empasse se ci si sforza tutti di uscire dalla propria ‘confort zone’...Occorre investire per non essere investiti, bisogna agire per cambiare, non ci si può aspettare che lo facciano altri. Mancano valori quali il rispetto, l’onestà intellettuale, l’impegno. Sono comunque convinto che il sistema quando vuole riesce a essere coeso. E l’Ict, intesa nella nuova accezione di Digital Technology, può essere veramente asset strategico per fare sviluppo e andare verso un futuro diverso. Occorre però trovare tutti insieme un’intesa per costruire un sistema riconosciuto e riconoscibile dal mercato. Non alziamo dei muri, ma creiamo ponti. Il ponte non separa e porta verso strade nuove”. Questo in sintesi il messaggio di apertura di Maurizio Cuzari, patron dell’evento e AD di Sirmi, a cui hanno fatto seguito quelli di amministratori delegati di multinazionali del settore e di aziende italiane 'illuminate' che sono state in grado di innovare nel Belpaese.E' “pensiero diverso” quello di Gianpiero Lotito, fouder della startup FacilityLive che parla di cambiamento possibile, ricordando l’estate del 1993,  un momento critico di crisi economica, con la  lira svalutata del 30% sul marco. “Oggi sta succedendo quello che succedeva allora. E’ una guerra. Allora era una vera rivoluzione, momento di rottura molto forte, non solo un passaggio evolutivo ma un cambiamento totale. Oggi invece siamo in una situazione di ‘evolutionary’ – rivoluzione guidata da un’evoluzione che non cambia completamente le cose; forse è più pericolosa, rischia di toccare l’intero sistema Paese e non solo le singole aziende. E’ però in situazioni come queste, in cui si ha paura, che si è più attenti alle opportunità.
La sfida di FacilityLive è quella di affermarsi in ambito big data in un contesto internazionale. “Non solo ci stiamo provando ma ci stiamo anche riuscendo. Il cambiamento che arriva dall’informazione è radicale: apre la possibilità di attaccare il mercato internazionale con una vista diversa, proponendo tecnologia innovativa con idee nuove. Di realtà come la nostra in Italia ce ne sono molte; molte hanno idee seminali forti che non riescono a scalare perché non trovano un sistema che li aiuti. Noi  italiani possiamo competere nel mercato internazionale. Dobbiamo però crederci e avere coraggio”.
[tit:Il pensiero positivo di Ibm e HP]
E’ una chiamata alle armi quella che arriva da Nicola Ciniero, Presidente e AD di Ibm Italia. “E’ dal 2007 che siamo in guerra. Negli ultimi sei anni sono state chiuse 70 mila aziende, sono spariti i grandi clienti. Siamo tornati a livelli spaventosi. Già nel passato abbiamo attraversato momenti molto difficili: nel 1979, nell’89, nel 1999. Oggi il problema più grosso, però,  è di tipo mentale, psicologico, concettuale: abbiamo paura di tornare indietro. Ma piangersi adosso non serve; occorre inviduare le vere opportunità, visto che il paese ne è pieno”.
Secondo Ciniero la più grande opportunità da indirizzare è la PA. Fare consolidamento di un data center, creare un’unica anagrafica per 9.000 comuni e sviluppare un’unica tessera nazionale della Sanità porterebbero a un saving di 3,8% del PIL. “Non basta l’Agenda Digitale, bisogna fare l’Italia Digitale. Occorre superare le contraddizioni tipiche della nostro paese. Bisogna fare sistema, valorizzando i progetti Paese per fare in modo che la ricaduta sia su tutti gli operatori, che devono essere pronti a coglierla”, afferma. “Non abbiamo ancora molto tempo; è una grandissima opportunità ma bisogna coglierla adesso. Occorre fare sacrifici nell’ottica di costruire un futuro migliore domani. Il genio italico ci permette di farlo, ma dobbiamo imparare a fare squadra”, chiosa Ciniero.
Anche Stefano Venturi, Corporate VP e AD, Gruppo HP in Italia parla della crisi in atto. “E’ un tunnel molto lungo, con poche luci in fondo. Ciò che è certo è che quando usciremo dal tunnel dall’altra parte ci sarà un mondo diverso”. Una crisi che rappresenta un forte momento di trasformazione che porta a cambiare metodologie di business e interazioni sociali. “Si spenderà in modo diverso, si affermeranno nuovi modi di operare e lavorare attraverso la tecnologia: internet, social, cloud, mobility, Big Data. “Noi aziende dobbiamo essere gli innovatori, che si prendono la responsabilità di mettere a disposizione del Paese le competenze necessarie per affrontare i problemi esistenti.  Inoltre, i clienti hanno bisogno di qualcuno che gli stia vicino e noi abbiamo la responsabilità di guidarli nel loro cammino di innovazione, facendoci aiutare dai partner”.
[tit:Microsoft, in Italia c'è ancora tanto da fare]
Carlo Purassanta, Amministratore Delegato di Microsoft, rientrato di recente in Italia da esperienze lavorative all’estero, non sposa l’idea della guerra e abbraccia quella della corsa. “E’ una corsa, non una guerra. Una corsa di velocità e di resistenza. Smettiamola di piangerci addosso e lamentarci. Basta critiche. Non è vero che tutto va male. L’Italia è il Paese dove vi è la qualità di vita migliore al mondo. Si distingue per facilità di comunicazione, valori sociali, cultura che non ha uguali, arte, creatività, design, livello di imprenditorialità”. E incalza: “E’ questione di volontà, ambizione, voglia di rimboccarsi le maniche. Bisogna essere lucidi per trovare il percorso di crescita e innovazione. L’Italia è sottodigitalizzata: impegnamoci a cercare tutta la forza dirompente dell’Ict  e portiamo innovazioni di domani ai nostri clienti”.
Agostino Santoni, Amministratore Delegato di Cisco Italia passa un messaggio di ottimismo: “Sono convinto che i trend tecnologici di oggi possono farci fare il salto. Tradizione, innovazione e breaktrough le strade seguite da Cisco”. La tradizione italiana è il cambiamento; un cambiamento oggi molto più profondo perché tocca il nostro modello organizzativo. “Stiamo parlando di un'industria che in Italia ha creato 770 mila posti di lavoro e che porta con sé grandi innovazioni. Una su tutte l’Internet delle cose, che nel 2013 varrà 14.4 miliardi di dollari”.
Fiducioso anche Mirko Poggi, Amministratore Delegato e Country Manager di Lenovo, che dice: “Dobbiamo rimboccarci le maniche. Dobbiamo pensare a seminare per poter raccogliere nella seconda parte dell'anno. Oltre ad avere una vision definita è importante muoversi subito, ora”.

[tit:Ritorno ai valori]
E’ il coraggio il valore principale in cui si racchiude la storia di Dedagroup, raccontata dall’amministratore delegato Gianni Camisa: 3.300 clienti, 1 miliardo di euro di fatturato. “Siamo partiti da Trento per arrivare in tutto il mondo. Cresciamo da sette anni e cresceremo anche quest’anno. Competenza, credibilità e robustezza i valori portanti, ma il coraggio è il nostro valore aziendale preferito. Quello di persone che ogni giorno lo esprimono nelle scelte che fanno. Il coraggio che ci ha portati a dismettere pezzi di azienda che non erano più rispondenti alla strategia. Quello di scegliere di esportate soluzioni a chilometri di distanza in Albania e in Croazia.” Come spiega il manager sono molteplici gli ingredienti per avere successo: un’infrastruttura solida, che significa avere alle spalle un azionista forte, che ci crede. E per affrontare nuovi mercati, vicini e lontani, serve competenza, che deve essere diffusa e pervasiva. E’ poi essenziale essere adattivi e, talvolta, anche opportunistici: “Si può cambiare strada, non obiettivi, secondo un’Ooda loop – observe, orient, decide, act. Le opportunità non sono più solo a portata di autostrada e per andare lontano servono asset, soluzioni  e competenze funzionali”. Per arrivare a definire e consolidare tutto in un piano industriale: “Il modo migliore per strutturare un’ambizione,”conclude Camisa.
E i valori tornano anche nel discorso di Pierluigi Cetto, Presidente di Converge: Bisogna tornare a ragionare con valori veri oppure la volontà di essere driver per la rinascita diventa illusoria”.
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