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Cloud Computing, quando i benefici superano le aspettative

Secondo un nuovo studio promosso da CA Technologies, dopo una fase pioneristica ora l’attenzione delle aziende è rivolta agli aspetti di gestione e sicurezza

Tecnologie & Trend
Le aziende investiranno nel cloud? Non ha più senso porsi questa domanda. Che sia un investimento in infrastrutture, in piattaforme, in software, qualunque sia l’oggetto IT di riferimento appare orami chiaro che il cloud può corrispondere a una reale ipotesi di sviluppo. In tutti quei casi in cui si deve valutare un efficientamento del proprio data center, delle proprie risorse informative o piuttosto si valuti il deployment di una nuova applicazione, il cloud è un’opzione che viene attentamente valutata. E la quota di investimento nell’IT as a service non potrà che progressivamente aumentare. 
Come testimoniano i risultati della ricerca commissionata da Ca Technologies a  Luth ResearchVanson Brun – oggetto dell’indagine un campione di 542 organizzazioni internazionali di cui 70 italiane  – il cloud è una risorsa trasversale a tutte le aziende, che ha iniziato a mutare l’approccio al sourcing tecnologico, non più esclusivamente basato su un modello on-premise. Un fenomeno che si è iniziato ad affermare in modo diffuso negli ultimi tre anni: sono il 65% delle organizzazioni ad affermare di avere fatto ricorso al cloud negli ultimi tre anni, non prima, mentre solo una quota minoritaria dichiara di averlo in utilizzo da più tempo. 
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“CA Technologies – dice Fabrizio Tittarelli, CTO della country italiana - considera che i risultati della ricerca evidenzino soprattutto come la positività dell’approccio al cloud sia sempre più rappresentata dalla capacità di associare ad esso funzioni di IT e Security Management: garantire alle aziende la possibilità di effettuare tutti quegli interventi di monitoraggio dei servizi offerti, in ottemperanza agli SLA concordati con il provider, così come soluzioni che mettano le aziende nella condizione di esercitare una reale governance per quanto riguarda la gestione delle identità e degli accessi. Non è un caso – aggiunge Tittarelli – che i clienti più soddisfatti del cloud siano coloro che lo utilizzano da più tempo. Significa che quelle aziende hanno in massima parte consolidato il proprio cloud -  pubblico, privato, ibrido -  mettendo in essere tutte quelle logiche e metodologie una volta appannaggio esclusivo degli ambienti on-premise”. Come dire, la potenza senza controllo è nulla.     

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Sono gli Stati Uniti i pionieri del cloud, mentre in altre aree geografiche una tendenza a una sua affermazione si è riscontrata solo nell’ultimo periodo. In Italia, per esempio, dove quasi il 90% delle aziende dice di averlo implementato nel corso degli ultimi tre anni. Il divario tra Stati Uniti ed Europa, nel livello di adozione del cloud, è di circa il 30%. Un differenziale che si riscontra un po’ in tutte le aree, SaaS, IaaS, PaaS. Tra queste quella più popolare è il Software as a Service che viene indicato essere utilizzato dal 94% delle aziende americane e dal 68% delle aziende europee (in Italia la percentuale è del 68%). 

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Le motivazioni all’investimento? Mentre negli Stati Uniti si associa frequentemente il cloud a un obiettivo di innovazione, in Italia, come in Europa, le motivazioni sono primariamente legate a obiettivi di riduzione dei costi complessivi, a una migliore performance, scalabilità e resilienza dell’IT. In generale vale una considerazione: la percentuale di spesa nel cloud è proporzionale al dinamismo economico dei singoli paesi. Dove il numero di startup è elevato, dove l’adozione della tecnologia viene considerata conditio sine qua non per acquisire maggiore competitività il cloud si traduce in una reale opportunità. In presenza di un fattore di innovazione industriale minore, il cloud è invece oggetto di attenzioni in una logica dettata per lo più dalla valorizzazione dell’esistente. 

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L’indagine evidenzia comunque una generale valutazione positiva riguardo alle aspettative dell’investimento: quasi il 100% degli intervistati si dichiara soddisfatto e più di un terzo afferma che i vantaggi prodotti hanno superato quanto inizialmente previsto.  La soddisfazione è peraltro direttamente proporzionale all’esperienza che le organizzazioni hanno maturato nel cloud: sono le aziende che lo utilizzano da più tempo a caratterizzare positivamente gli investimenti sonora compiuti. Ed è interessante notare come le aziende cloud-based affermino che il cloud abbia garantito loro la sicurezza richiesta. 

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Come si spiega, quindi, che la maggior parte degli osservatori ritiene che sia la sicurezza frenare l’investimento as a service?  La contraddizione può essere spiegata in questi termini: la sicurezza rappresenta sì una discriminante nell’adozione del cloud, e molte applicazioni o dati che in qualche modo dovrebbero essere gestiti o esposti off-premise rappresentano una criticità tale da scoraggiare lo switch off-on-premis. Tuttavia, una volta fatta questa valutazione, come dimostra la survey, quando si esternalizza in cloud si riescono ad associare livelli di sicurezza adeguati. 
In particolare, un freno all’adozione del cloud è rappresentato dalla complessità delle applicazioni e relativi stack tencologici di riferimento che fanno parte del patrimonio informativo attuale di molte grandi organizzazioni. Tanto è vero che l’investimento cloud finora effettuato riguarda prevalentemente applicazioni CRM o HR, infrastruttura web e attività di test e sviluppo.
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