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Abi, modificare Basilea 3 per evitare limiti di credito alle Pmi

Abi, insieme ad Alleanza delle Cooperative, Confindustria e Rete Imprese Italia, chiede un confronto con la Commissione Ue per limitare l'impatto della direttiva Basilea 3 sulle piccole e medie imprese italiane.

Tecnologie & Trend
"Regole sì, ma in sintonia con le esigenze dell'economia reale: lo chiede l'industria bancaria e lo chiedono anche le imprese. Sono maturi i tempi per un impegno comune per far sì che l'applicazione di Basilea 3 sia conforme alla struttura produttiva nazionale ed europea perchè così com'è formulata oggi, rischia di provocare penalizzazioni per il sistema produttivo nazionale, già messo a dura prova dalla crisi".
Questo, in estrema sintesi, le novità annunciate dal direttore generale dell'Abi, Giovanni Sabatini, aprendo i lavori del Convegno Basilea 3–2011, appuntamento annuale dedicato dall'Associazione bancaria all'evoluzione della tabella di marcia regolamentare di Basilea 3 e all'analisi dell'impatto della direttiva sull'economia reale.
"Banche e imprese condividono timori e valutazioni sulle nuove misure e in maniera congiunta hanno formulato una proposta che, senza mettere  in discussione l'impianto della direttiva, prevede un meccanismo di correzione che limita i rischi di una restrizione del credito per le piccole e medie imprese, ossatura dell'economia italiana ed europea". 
Sabatini ha così commentato l'iniziativa che vede unite Abi, Confindustria, Alleanza Cooperative e Rete Imprese Italia, le rappresentanze del mondo produttivo europeo, e che prevede l'introduzione di un fattore moltiplicativo - il "Pmi Supporting Factor" – che applicato al calcolo del rischio di credito - associato al comparto Pmi delle banche - possa compensare l'incremento quantitativo del requisito patrimoniale minimo richiesto dalla direttiva ed evitare, così, il rischio di un restringimento del credito.
Il rischio di un calo del tasso di crescita del credito disponibile, infatti, potrebbe avere un effetto negativo rilevante sulla velocità di ripresa dell'economia, con un diverso impatto tra Europa e Stati Uniti a causa della diversa dipendenza dal credito bancario da parte delle imprese.
In particolare, l'impatto sarebbe più significativo per le Pmi europee che dipendono in misura maggiore dal credito bancario.
Secondo stime dell'Abi, il credito bancario erogato alle imprese, in percentuale del totale, ammonta a circa il 74% nell'Area Euro contro il 24% circa negli Stati Uniti.
"Abbiamo avviato un confronto a livello europeo" ha aggiunto Sabatini.
I vertici dell'Abi, infatti, hanno già incontrato, insieme a quelli di Alleanza delle Cooperative, Confindustria e Rete Imprese Italia, il Vicepresidente della Commissione europea e Responsabile per l'Industria, Antonio Tajani, e hanno fissato un ulteriore momento di confronto direttamente con il Commissario per il Mercato Interno, Michael Barnier.
"E' fondamentale creare effettive condizioni di allineamento delle regole in Europa e a livello mondiale per non penalizzare le banche commerciali, come quelle italiane, che concentrano la maggior parte dell'attività nel credito all'economia. Una penalizzazione che non viene corretta da Basilea 3 così com'è formulata oggi" ha concluso Sabatini. L'Abi ribadisce, così, la necessità che l'applicazione delle nuove misure sia equa e uniforme sia a livello europeo sia a livello globale, incluso negli Stati Uniti, Paese che ha già disatteso l'applicazione delle precedenti regole del Comitato di Basilea sui requisiti patrimoniali minimi delle banche (Basilea 2).
Ma cosa prevede, nel dettaglio, Basilea 3?
.  innalzamento della qualità del capitale regolamentare per aumentare la capacità delle banche di assorbire le perdite;
- fissazione di più elevati requisiti patrimoniali, il capitale minimo passa dall'8% al 10,5%;
- creazione di buffer anticiclici, risorse patrimoniali in eccesso nelle fasi cicliche espansive a cui poter attingere nei periodi di tensione;
- introduzione di un indice di leva finanziaria (leverage ratio), per contenerne l'indebitamento;
- estensione della copertura dei rischi, in particolare per le attività di trading, le cartolarizzazioni, le esposizioni a veicoli fuori bilancio e al rischio di controparte connesso a strumenti derivati; 
- introduzione di due standard globali minimi di liquidità, costituiti dal liquidity coverage ratio focalizzato sul breve periodo e dal net stable funding ratio, indicatore strutturale di più lungo periodo.
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