Oracle Cloud Day, "I dati sono il nuovo petrolio"

Ancora troppo poche le aziende in grado di trarre valore dai dati e di cogliere le opportunità offerte dal Digital Business, sfruttando le potenzialità del Cloud: in Italia solo il 3% della spesa Ict è assorbita dalla Nuvola e nel 90% dei casi si concentra nelle grandi imprese.

Autore: Claudia Rossi

"Il Cloud è finalmente arrivato anche in Italia". Con queste parole Fabio Spoletini, Country Manager Italia & Vp Technology France-Italy di ‎Oracle, ha dato il via all'edizione milanese dell'Oracle Cloud Day 2016, l'appuntamento più importante dell'anno per clienti e partner del colosso californiano.
Fabio Spoletini, Country Manager Italia & Vp Technology France-Italy di ‎Oracle
L'affermazione è stata suffragata dai dati dell'Osservatorio Cloud & Ict as a Service del Politecnico di Milano, che per il primo semestre 2016 hanno fotografato una spesa Cloud in crescita del 20% anno su anno, mentre per la fine dell'anno stimano un giro d'affari complessivo a quota 1,77 miliardi di euro, praticamente il doppio del business generato nel 2013 (fermo a 0,9 miliardi i euro). Risultati importanti che, però, continuano a non soddisfare. "La cifra che verrà raggiunta a fine 2016 rappresenterà solo il 3% della spesa Ict italiana" ha commentato Spoletini, che ha puntato il dito sul ritardo italiano rispetto a una media Emea già attestata attorno all'11%.
Non solo: in Italia il 90% della spesa risulta polarizzata dalle grandi organizzazioni, il che significa che le Pmi si tengono ancora lontane dalle logiche Cloud. "Eppure è qui che deve esserci il cambio di passo per riuscire a fare avere al nostro Paese aziende finalmente competitive" ha dichiarato il Country Manager, sottolineando come il public cloud contribuisca al giro d'affari del 2016 solo per un terzo. Il resto della spesa è assorbito dalle Cloud Enabling Infrastructure, ovvero da investimenti ancora on premise, destinati semplicemente ad aggiornare il patrimonio infrastrutturale e applicativo già esistente all'interno delle aziende in un'ottica di prossima adozione Cloud.
"Quindi siamo indietro - ha chiosato Spoletini -. Questo significa che dobbiamo accelerare per colmare tutti i gap, sapendo che, pur essendo in ritardo, il mercato è ormai consapevole che il Cloud rappresenti la vera leva del cambiamento".

Estrapolando i dati italiani da una ricerca Emea promossa da Oracle, emerge infatti che il 60% dei manager italiani è conscio dell'opportunità costituita dal Cloud, tanto che il 35% di loro è intenzionato a investire in questa direzione nel corso del 2017. "Il nostro obiettivo è accompagnare le aziende nel processo di trasformazione digitale che il Cloud abilita, mettendo a loro disposizione un percorso d'innovazione che ha ormai carattere d'urgenza" ha aggiunto il Country Manager a chiusura del suo intervento, ricordando che in Emea, entro il 2020, il 50% delle spesa It sarà destinata a progetti Cloud.

Ma dove inizia il percorso di trasformazione? A stabilirne il punto di partenza è Andrew Sutherland, Senior Vp Technology & Systems Business Europe, Middle East, Africa, Asia Pasific di Oracle (qui nella foto), che dal palco dell'Oracle Cloud Day ha ricordato come per trasformare il Digital Business in realtà servano soprattutto dati.

"I dati sono il nuovo petrolio e vanno condivisi, combinati, addirittura acquistati, per fare acquisire loro un valore estrapolabile solo attraverso analisi approfondite". A sottoporli a questo processo oggi sono pochissime aziende. "Nelle organizzazioni l'accessibilità alle informazioni è aumentata, ma sono ancora poche le aziende capaci di sfruttare pienamente i dati, applicando algoritmi in grado di evidenziare i nuovi pattern di mercato - ha dichiarato Sutherland -. Negli Stati Uniti meno del 5% delle grandi aziende conosce il valore dei suoi dati, una percentuale che dimostra come sia ancora lontana la strada che conduce al Digital Business". Per aiutarle Oracle ha compiuto nell'ultimo anno investimenti enormi in Ricerca e Sviluppo (100 milioni di dollari a settimana), tutti finalizzati a semplificare e velocizzare l'uso di architetture innovative da parte dei clienti, interessati a sviluppare nel più breve tempo possibile servizi capaci di intercettare le nuove esigenze del mercato.
"Per compiere passi significativi verso la trasformazione digitale del business occorre disporre di una piattaforma Cloud integrata - ha concluso Sutherland -: la scelta di Oracle è completa, aperta e sicura". Completa, perché abbraccia tutti i layer del Cloud (IaaS, PaaS, SaaS) e tutti i layer sono integrati fra loro. Aperta, perché basata su open standard, il che garantisce il supporto di tutti i workload, tutte le applicazioni, i linguaggi e i sistemi operativi. Sicura, perché ogni layer è protetto, i dati sono criptati sia a riposo sia in transito ed è prevista una gestione degli accessi e delle identità.
A tutto questo Oracle aggiunge la massima flessibilità di deployment: privata, pubblica, ibrida e nella nuova formula 'Cloud at customer'. Si tratta in questo caso di un servizio in abbonamento gestito da Oracle in modalità on-premises attraverso l’installazione di una Cloud Machine, oggi già disponibile, cui si affiancheranno presto anche Oracle Exadata Cloud Machine (per esigenze di performance più estreme) e Oracle Big Data Cloud Machine.

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