Channel City Magazine n57 anno 2017

Le cronache delle ultime settimane hanno posto in primo piano – ancora una volta - come le attività cybercrime proliferano e impattano sempre più nella vita di tutti i giorni, a tutti i livelli, in un mondo personale e aziendale sempre più digitale, sempre più interconnesso

Autore: Redazione ChannelCity

Le cronache delle ultime settimane hanno posto in primo piano – ancora una volta - come le attività cybercrime proliferano e impattano sempre più nella vita di tutti i giorni, a tutti i livelli, in un mondo personale e aziendale sempre più digitale, sempre più interconnesso. Eppure ci sono ancora parecchie persone, innumerevoli aziende che ritengono che ‘l’attività malevola’ dei cyber criminali non sia cosa loro. C’è ancora in giro uno strano tam tam che fa credere che tutto questo parlare della sicurezza dei dati, delle informazioni – personali e aziendali – sia un fenomeno creato ad hoc per favorire gli investimenti in sicurezza. Un tam tam che nasce da lontano, dalle prime utility software dedicate alla protezione del personal computer.

Eppure, come viene sottolineato dal nuovo Rapporto Clusit, il Cybercrime è causa del 72% degli attacchi verifi catisi nel 2016 a livello globale, confermando un trend di crescita costante dal 2011, quando tale tipologia di attacchi reati si attestava al 36% del totale.

La gravità del fenomeno è anche nei numeri dell’ultimo ‘Rapporto Italia 2017’ di Eurispes dove si evidenzia che oltre 54 milioni di consumatori europei sono state vittime di crimini online e di questi oltre 10 milioni solamente in Italia e che il costo totale del cybercrime per le aziende italiane vale qualcosa come nove miliardi di euro l’anno, per capirci un terzo della manovra fi nanziaria 2017.

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