Channel City Magazine n65 anno 2017

Il numero che ci porta al nuovo anno è anche l’occasione per mettere a fuoco il settore IT e alcuni temi che sono emersi nel corso degli ultimi dodici mesi e che continueranno ad avere, anche nel 2018, un ruolo significativo nello sviluppo del business IT

Autore: Redazione ChannelCity

Il numero che ci porta al nuovo anno è anche l’occasione per mettere a fuoco il settore IT e alcuni temi che sono emersi nel corso degli ultimi dodici mesi e che continueranno ad avere, anche nel 2018, un ruolo significativo nello sviluppo del business IT, un settore che ha come riferimento un sistema industriale composto da oltre 87 mila aziende che danno lavoro a 430 mila addetti, pari al 2% delle imprese e al 2,7% degli occupati totali in Italia (escluso le aziende di telecomunicazioni). Un agglomerato di realtà industriali che mostra una maggiore concentrazione in Lombardia (25% del totale delle aziende) e Lazio (12%), seguite da Veneto, Piemonte, Emilia Romagna.

Dunque un comparto importante che secondo lo studio “Il Settore IT in Italia” realizzato da Anitec-Assinform, in collaborazione con Istat e NetConsulting cube, e reso pubblico a inizio dicembre, contribuisce in modo rilevante al Pil italico con il 3,7% del valore aggiunto con picchi regionali superiori al 4% in Lazio, Lombardia e Piemonte mentre mostra l’ennesimo ritardo del Mezzogiorno d’Italia.

Nell’istantanea dello ‘Studio’ emerge che il 74% delle imprese IT opera nei servizi e ci lavora il 54% degli addetti del settore, contro il 22% delle aziende e 32% degli occupati nel segmento software e il 4 nel segmento hardware - con il 13 percento degli occupati - dato in calo sia per imprese che per addetti (-23%).

Le aziende IT registrano una media di 4,9 addetti, con le grandi aziende (oltre i 250 dipendenti) che non generano più del 41 percento del valore aggiunto globale mentre sul tema occupazionale i lavoratori si concentrano nella fascia 30-49 anni e 1 su 4 (1 su 3 nel software) ha una laurea e più di 9 su 10 hanno contratti a tempo indeterminato (sono quasi 8 su 10 a livello nazionale).

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