Il video protagonista in tutti i progetti IT

L’acquisizione dei dati per immagini è ormai fondamentale in qualsiasi contesto tecnologico: produttori e partner specializzati ringraziano.

Autore: Valerio Mariani

Tra i comparti dell’Information Technology che hanno approfittato delle difficoltà degli ultimi due anni c’è certamente la videosorveglianza. Tutte le rilevazioni pubbliche sul valore del mercato concordano su un settore sano e in crescita. La comunicazione più recente di Fortune Business Insight dichiara una proiezione di circa 33,6 miliardi di dollari per il 2026 con un incremento medio annuo (CAGR) del 6,8%. Ancora più ottimista IFSEC - l’ente organizzatore della fiera mondiale più importante sulla sicurezza - che prevede 35,6 miliardi di fatturato globale entro il 2024. Mentre Data Bridge sostiene che si toccheranno i 100 miliardi di dollari entro il 2028. Parlando del presente, Omdia, e anche Novaira Insight, sono certe che entro quest’anno si supereranno i 25 miliardi di dollari di valore complessivo di mercato.

Previsioni come sempre discordanti, anche perché si tratta di un comparto molto variegato e gli analisti non concordano completamente su cosa sia la videosorveglianza e cosa comprenda. C’è la parte a volume notevolmente ampia che comprende di tutto, dall’accessorio per il PC desktop alla videocamera per la Smart Home, distribuito spesso in modalità self service in GDO o nei piccoli retailer specializzati. Un canale che, come capita anche per i PC, serve allo stesso modo il consumer e le PMI. E che lascia pochi margini, poco valore e molti volumi. Spesso anche la piccolissima azienda fa da sola, compra tre videocamere, le collega in rete e le gestisce via app. Ma c’è soprattutto l’ambito professionale, in cui si parla già da un po’ di complessi progetti di monitoraggio e sorveglianza di stabili e dipendenti e che vede nella PA e negli enti militari clienti particolarmente attivi. Qui i brand coinvolti sono centinaia, con netta prevalenza della produzione asiatica. E il canale è ancora leggermente sbilanciato tra installatori eredi dell’analogico e partner IT, con questi ultimi ormai in pole position. Perché i progetti in cui coinvolgere dispositivi di acquisizione video permeano sempre più spesso qualcosa di molto più complesso.

L’accelerazione grazie alla pandemia

Dopo il freno agli investimenti nella prima parte, il secondo semestre del 2020 ha tirato la volata alla videosorveglianza. I protocolli di protezione dai contagi hanno obbligato aziende ed enti pubblici ad adeguarsi molto in fretta. Da qui la corsa all’installazione di telecamere e sensori video integrati. Un vero e proprio boom in volumi: basti pensare solo ai miliardi di dispositivi per il monitoraggio della temperatura all’ingresso delle strutture.

Di più, in ambito aziendale la videocamera è componente essenziale in progetti di varia natura. Quando si parla di sicurezza integrata, per esempio, si considera anche quella fisica. E non si può parlare di Smart City senza il coinvolgimento delle videocamere. Già nel 2019, la Carnegie Endowment for the International Peace Organization pubblicava un documento in cui si affermava che su un totale di 176 Paesi, 75 utilizzano l'Intelligenza Artificiale per scopi di sicurezza e sorveglianza in contesti di Smart City, attraverso sistemi di riconoscimento facciale e di monitoraggio del traffico, ad esempio. E poi c’è l’Image Recognition, ambito dell’Intelligenza Artificiale costantemente in crescita, per cui l’acquisizione di video e immagini è a supporto di diversi scopi. Ma anche il marketing sta già beneficiando dei sistemi di videosorveglianza nei punti vendita per le analisi sui consumatori, e il manufacturing sfrutta sempre di più il video per il controllo della produzione e per l’assistenza da remoto. Insomma, dispositivi video dappertutto, una presenza che in primis fa contenti i produttori di componentistica, in prevalenza asiatica, e che muovono volumi. Progetti di videosorveglianza, insomma, che sempre più spesso fanno rima con sicurezza ma che non necessariamente riguardano il puro controllo. In definitiva, l’offerta è ampia e la potenziale clientela pure. Ci sono le telecamere analogiche, quelle basate su IP e quindi di rete e quelle ibride. Ci sono le wired e le wireless, o quelle ad altissima risoluzione. C’è la componentistica hardware, ma anche e soprattutto il software e i servizi a corredo. Ci sono gli ambiti di mercato: le aziende private di ogni Industry, la Difesa, la Pubblica Amministrazione, la Smart Home. Ognuno ha determinate esigenze tecnologiche e l’offerta dei player le soddisfa tutte.

Dove va la tecnologia

Dal punto di vista meramente tecnologico gli ambiti di sviluppo sono ben chiari. Si prosegue spediti, ad esempio, nella direzione di un continuo miglioramento dell’immagine in termini di risoluzione (il 4k è già fra noi da tempo) e di raggio di visuale, ma qualcuno parla anche di densità di pixel. Evidentemente, più si chiede accuratezza nell’acquisizione e più i prezzi crescono. In tutti i contesti si dovrebbe ragionare in termini di requisiti operativi. Si può chiedere a una videocamera il solo rilevamento di entità in movimento, l’osservazione, ovvero la quantificazione delle entità, il riconoscimento dei volti e, infine, l’identificazione completa. Il massimo livello di soddisfazione dei requisiti operativi si raggiunge con la scelta dell’hardware capace di fornire una densità di pixel adeguata, previa una opportuna fase di progettazione. “Nel realizzare un sistema di sorveglianza, è fondamentale definire lo scopo del sistema. Per ottimizzare costi e risorse è necessario individuare la telecamera e la configurazione che soddisfano i requisiti operativi” si legge in un white paper che descrive il configuratore proprietario di Axis. Ed è proprio il software di progettazione che può fare la differenza nell’offerta di un brand e contribuisce a generare il valore aggiunto del partner. L’utilizzo di un software come quello descritto è un servizio essenziale da valorizzare presso il cliente. E poi c’è l’altra componente applicativa, il software di gestione.

VSaaS opportunità per i partner

Attraverso le piattaforme di gestione, cuore dell’offerta VSaaS (Video Surveillance as a Service), il progetto prende la strada della proposizione a servizio, in cui l’hardware – videocamere, sensori, cablaggio e storage - è spesso fornito in comodato d’uso. Il mercato enterprise della videosorveglianza sta prepotentemente dirigendosi verso questa direzione, che rappresenta la componente predominante nelle analisi del comparto al punto da non essere neanche più distinta. Questo perché il prezzo dell’hardware non cresce, anzi è destinato a ridursi, situazioni molto particolari a parte, in cui sono richieste altissime prestazioni.

Nel VSaaS c’è tanto margine per il partner IT. Nell’assessment iniziale, come detto, ma soprattutto nella maintenance, a patto di essere dotati di certificazioni, competenze e, magari, di una centrale operativa di monitoraggio. Nel terreno di scontro tra l’installatore convertitosi al digitale e il partner IT, infatti, l’analisi dei dati video e l’integrazione degli stessi via API con gli altri applicativi aziendali rappresentano l’arma in più per quest’ultimo. Come abbiamo già detto, i sistemi di videosorveglianza rappresentano in fondo asset di acquisizione di dati video che, secondo il paradigma data-driven, dovrebbero essere analizzati e interpretati in ottica predittiva, oltre che monitorati in tempo reale. Per questo ci vogliono strumenti di analytics e competenze di integrazione applicativa.

Nel nome della sicurezza

“Le aziende hanno bisogno soluzioni di sicurezza intelligenti per proteggere le loro risorse, il personale e le operazioni, e i clienti stanno cercando di sfruttare le funzionalità IoT integrate nelle telecamere per proteggersi da potenziali minacce e responsabilità” dichiara Konica Minolta nel lancio di Forxai Video Security Solution. La soluzione, ultimo frutto della collaborazione tra Konica Minolta e Mobotix, volge lo sguardo alla Intelligent Edge Analytics combinata con i servizi cloud che Konica Minolta prevede cresca del 15% anno su anno fino a 2025. La sicurezza, così, è l’abilitatore principale per un progetto di videosorveglianza, ma è anche il suo tallone d’Achille. La videocamera è a tutti gli effetti un dispositivo IoT, connesso in rete e necessariamente da proteggere. Sia dai danni all’hardware sia dall’accesso improprio. E, alla fine, i sistemi di videosorveglianza su siti remoti diventano infrastrutture connesse in cui prevedere anche uno storage locale capiente, visto che i dati video pesano. Per questi sistemi, totalmente IT, c’è da prevedere la giusta sicurezza, su dati e infrastrutture, la memorizzazione dei dati in locale e la loro elaborazione, in modo da snellire il traffico verso la sede centrale. Insomma, siamo di fronte a veri e propri progetti di edge e cloud computing.

I produttori di videocamere e componentistica per la videosorveglianza sono centinaia nel mondo, con una certa prevalenza di player orientali. Nella scelta del partner vendor giusto devono entrare in gioco alcuni fattori determinanti. In primo luogo, la varietà d’offerta. D-Link, ad esempio, è uno dei brand leader e mette a disposizione un portfolio decisamente ampio che non si ferma alla componentistica video. Il brand commercializza switch di rete, access point WiFi e ripetitori di segnale wireless, accessori e perfino storage, per aziende e privati. In questo modo il partner che sceglie di fornirsi dal brand taiwanese (rigorosamente via distributore) beneficia dei vantaggi di rivolgersi a un unico fornitore.

E la Smart Home?

Tra le opportunità a disposizione, infine, la Smart Home non è da sottovalutare, anche se globalmente soffre. Secondo i dati di GFK, tra gennaio e giugno del 2022 le vendite di prodotti intelligenti hanno raggiunto i 13,6 miliardi di dollari in sette principali mercati europei (Belgio, Francia, Germania, Gran Bretagna, Italia, Paesi Bassi, Spagna). Si tratta di un calo del 7,2% rispetto allo stesso periodo del 2021 o del 3,7% se escludiamo le Smart TV. L'home entertainment e i dispositivi da ufficio generano ancora la quota maggiore, rappresentando il 58,2% del valore complessivo del mercato smart (ma grazie soprattutto alle citate Smart TV). Ma c’è da dire che la domotica, in cui si inserisce la videosorveglianza, e i grandi elettrodomestici hanno registrato la migliore crescita da inizio anno nel primo semestre 2022, attestandosi rispettivamente a +9,9% e +2,1%.

Insomma, la videosorveglianza nella Smart Home è certamente un contesto complesso in cui il volume regna a discapito del valore. Ma anche qui c’è un elemento che gioca a favore di volumi e margini: il concetto di ecosistema, insieme a un pizzico di design che certo non guasta. Nel 2015 Hikvision, brand cinese ben noto tra gli specialisti della videosorveglianza professionale, ha creato il brand Ezviz che, seguendo la stessa filosofia di altre aziende cinesi come Xiaomi, punta a farsi largo come generatore di un ecosistema di dispositivi per la Smart Home gestibili da smartphone. I prodotti sono ideati per collocarsi in ambienti moderni senza essere invadenti, e sono smart. Ovvero, semplici da installare, configurare e gestire, e garantiscono una certa qualità a un prezzo interessante.


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