Intel, l'amministrazione Trump valuta di rilevare il 10% delle azioni

Il Governo USA secondo Bloomberg starebbe negoziando un intervento pubblico nel produttore di chip in difficoltà attraverso i fondi previsti dal Chips Act statunitense

Autore: Redazione ChannelCity

L'Amministrazione Trump sta considerando l'utilizzo di fondi del Chips Act statunitense per acquisire una partecipazione in Intel corrispondente a circa il 10% delle sue azioni. Lo riferisce Bloomberg, citando fonti informate dei fatti.

Una quota del 10% varrebbe circa 10,5 miliardi di dollari all'attuale valore di mercato di Intel.

L’obiettivo del Governo USA sarebbe secondo queste fonti di salvare il produttore di chip in difficoltà e rafforzare la produzione domestica di semiconduttori, e in particolare la costruzione di un campus produttivo di Intel in Ohio, che è stata più volte rimandata negli ultimi anni a causa della crisi della stessa Intel.

I negoziati riguarderebbero l'uso dei fondi stanziati per il Chips Act per finanziare una partecipazione azionaria almeno parziale in Intel, spiegano le fonti, ma le discussioni sono in fase iniziale e alla fine la scelta potrebbe cadere su opzioni diverse dalla partecipazione azionaria.

Intel, precisa Bloomberg, era già destinata a essere il maggiore beneficiario del Chips Act, grazie al quale dovrebbe ricevere 7,9 miliardi di dollari in sovvenzioni per la produzione commerciale di semiconduttori e fino a 3 miliardi aggiuntivi per il programma Secure Enclave del Pentagono, nonché l'opzione di attingere a 11 miliardi di prestiti.

Le discussioni in corso, sempre secondo le fonti di Bloomberg, potrebbero comportare la conversione di alcune di queste sovvenzioni in azioni. Più precisamente Il potenziale accordo convertirebbe in azioni fino a 10,9 miliardi di dollari di sovvenzioni - sia quelle per la produzione commerciale che quelle per la produzione militare - che Intel riceverebbe nell'ambito del Chips Act.

Le indiscrezioni riportate da Bloomberg su questa eventuale partecipazione pubblica in Intel hanno fatto salire le azioni del produttore di chip di oltre il 20% in due giorni: è la migliore performance settimanale del titolo Intel dallo scorso febbraio.

Trump e il CEO di Intel, prima le critiche e poi l'accordo?

Pioniera e per molto tempo dominatrice assoluta dell'industria dei chip, Intel ha faticato molto negli ultimi anni, perdendo vantaggi competitivi tecnologici e quote di mercato. Da quando si è insediato lo scorso marzo, il CEO Lip-Bu Tan si è concentrato soprattutto sul rimettere in ordine la situazione finanziaria, come abbiamo spiegato in questo articolo.

Qualsiasi accordo rafforzerebbe quindi la posizione finanziaria di Intel in un momento in cui l'azienda sta tagliando drasticamente costi e posti di lavoro, sottolinea Bloomberg, che aggiunge che secondo le sue fonti Tan dovrebbe rimanere nella sua posizione, nonostante le recentissime critiche di Trump.

Solo una settimana fa infatti il presidente USA ha chiesto la rimozione di Tan, accusandolo di essere "altamente in conflitto" a causa delle preoccupazioni sui suoi precedenti legami con la Cina. Pochi giorni dopo Tan e Trump si sono incontrati alla presenza dei rispettivi staff, e questo secondo le fonti di Bloomberg ha aiutato a gettare le basi per il piano di partecipazione azionaria, ma è ancora possibile che i colloqui finiscano senza un accordo.

Dopo l’indiscrezione di Bloomberg, un portavoce della Casa Bianca ha detto che qualsiasi accordo ipotetico è speculazione fino a quando non ci sarà un annuncio ufficiale. Intel ha rifiutato di commentare, ma un suo portavoce ha detto che l'azienda è "profondamente impegnata a sostenere gli sforzi del Presidente Trump per rafforzare la leadership tecnologica e manifatturiera degli Stati Uniti".

La politica interventista di Trump nei settori strategici

L’eventuale partecipazione pubblica in Intel sarebbe coerente con la politica dell’Amministrazione Trump, molto più orientata all’intervento diretto nei settori ritenuti più strategici per la sicurezza nazionale rispetto alle amministrazioni precedenti.

L'amministrazione ha ottenuto un accordo per ricevere una quota del 15% di certe vendite di semiconduttori alla Cina e ha preso una “golden share” in United States Steel Corp. come parte di un accordo per autorizzare la sua vendita a un rivale giapponese.

Inoltre il Dipartimento della Difesa il mese scorso ha annunciato che acquisirà una partecipazione azionaria privilegiata di 400 milioni di dollari nel produttore statunitense di terre rare MP Material, un accordo che renderebbe il Pentagono il maggiore azionista dell'azienda, con una partecipazione di circa il 15%.

Secondo il governo Trump, l’intervento pubblico – garantendo il sostegno dell'istituzione più affidabile al mondo - può dare piena fiducia agli investitori su progetti e imprese che beneficiano di tale intervento.


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