Libia, alla NATO il comando delle operazioni mentre si prepara il dopo Gheddafi

Da una parte l'accordo per portare sotto il controllo della NATO le operazioni del rispetto della NO-FLY-ZONE, dall'altra rappresentanti libici di spicco, e fedeli a Gheddafi, tra cui il cognato, starebbero prendendo contatti con gli Usa. Si sta di fatto preparando la transizione di Gheddafi.

Autore: Redazione ChannelCity

Il segretario generale della Nato Fogh Rasmussen ha dichiarato qualche ora fa che l'alleanza "agirà solamente per proteggere i civili contro il regime di Gheddaf". La Nato, infatti, ha comunicato ufficialmente nella tarda serata di ieri di avere raggiunto un accordo per guidare le operazioni per imporre sulla Libia la no-fly-zone, al termine di una riunione del Consiglio Atlantico a Bruxelles.
Gli Emirati arabi, intanto, manderanno 12 aerei da combattimento, per rafforzare la coalizione internazionale.
Intanto continua a tenere banco la notizia che secondo l'emittente televisiva CNN alcuni rappresentanti libici di spicco, e fedeli a Gheddafi, tra cui il cognato, starebbero prendendo contatti con gli Usa. Si sta dunque preparando la transizione al post Gheddafi. Anche fonti del Dipartimento di Stato Usa hanno confermato alla stessa CNN che alcuni  fedelissimi del Rais stanno prendendo contatto con le autorità americane per cercare di trovare un accordo che chiuda le ostilità contro la Libia e prepari la fase di transizione del post-Gheddafi. Tra gli altri vi sarebbe anche un cognato dello stesso Gheddafi.
Anche il segretario di Stato, Hillary Clinton, ad anticipare in un'intervista all'emittente ABC che fedelissimi di Gheddafi, e lo stesso leader libico, "stanno cercando una via d'uscita" alla dificile situazione che si è creata dopo che è entrata in vigore la Risoluzione Onu che sancisce la No-Fly-Zone. Il ministro degli esteri franccese Alain Juppé, sul tema Gheddaf ha così espresso il pensiero dell'Eliseo; "Dal nostro punto di vista Gheddafi è screditato, non abbiamo alcun contatto diretto con lui". Per Juppe "un dittatore che bombarda la popolazione, facendo molte vittime civili, non può essere un interlocutore accettabile'.
La decisione di intervenire in Libia - ha poi detto - non ci porterà a intervenire militarmente dappertutto nel mondo arabo dove sono in corso rivolte.




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