HP mostra al pubblico la prima generazione di server ad elevata integrazione della famiglia Moonshot. Per alimentare le nuove macchine verranno utilizzati sino a 288 CPU Atom Centerton.
HP ha recentemente presentato la prima serie di server della famiglia Moonshot, sistemi che si contraddistinguono per dimensioni e consumi contenuti. Per poter raggiungere l'obiettivo, HP ha scelto di adottare una piattaforma che comprende numerose sub-unit, costituite da "mini-server" autonomi, capaci di condividere buona parte delle risorse e di essere installati nella medesima infrastruttura. La base hardware scelta per questo tipo di macchine è quella Intel Atom, con nome in codice Centerton. Il fulcro di queste soluzioni dual-core è il ridotto assorbimento energetico, definito da un TDP di soli 6 W. La CPU è realizzata a 32 nm ed è pienamente compatibile con le istruzioni a 64 bit. Rispetto a un tradizionale approccio blade server, Moonshot consente di utilizzare differenti sotto unità di calcolo, ciascuna dotata di memoria propria ma accomunate dallo sharing delle risorse relativamente al comparto storage, alimentazione e cooling. La vera differenza con le soluzioni blade riguarda l'elevata integrazione di CPU a parità di spazio occupato e, più in generale, la disponibilità di sistemi ad elevata integrazione con un limitato volume d'ingombro. Con la prima generazione Moonshot, HP ha introdotto sistemi in formato rack 4U che contengono un massimo di 288 "mini-server", che corrispondono a 576 core reali. Il risultato che si ottiene è un sistema ad elevatissima integrazione, adatto soprattutto per la gestione di contesti web, come il controllo di servizi e siti, l'hosting distribuito e il cloud storage.
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