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Elezioni 2013: le strategie del PD, PDL, M5S, Lista Civica per Monti e Lega Nord in merito all'Agenda Digitale

Oggi e domani sono aperti i seggi per rinnovare il Parlamento. E tra i tanti temi dei contendenti alla disputa elettorale c'è anche quello, importante, dell'innovazione e modernizzazione del Paese. Le strategia del PD, PDL, Movimento cinque stelle, Lega Nord e della Lista civica per Monti sul tema dell'Agenda digitale.

Tecnologie & Trend
Oggi e domani, fino alle 15, sono aperti i seggi per rinnovare il Parlamento. E tra i tanti temi dei contendenti alla disputa elettorale c'è anche quello, importante, dell'Innovazione e modernizzazione del Paese. Ma quali partiti sono realmente convinti della necessità di impegnare risorse e investimenti in un’agenda digitale? Molto spesso la politica associa l’investimento digitale a una dimensione virtuale più che reale, nel senso che raramente se ne trova traccia. Insomma, sembra di capire che siano in pochi a comprendere fino in fondo le ricadute positive che tali investimenti possono determinare nel tessuto sociale ed economico. 
Eppure, al di là della retorica generale che talvolta caratterizza il tema della digitalizzazione, è ormai indiscutibile, basta rifarsi agli esempi di quanto successo negli altri paesi: la crescita di un paese è intimamente legata a un potenziamento delle infrastrutture digitali in quanto presupposto di un vero e proprio decollo di una nuova dimensione economica. Se non si è convinti di questo si corre il rischio, come spesso accade in Italia, di condurre una battaglia di retroguardia, che mira alla conservazione dell’esistente piuttosto che alla creazione di nuove opportunità. 
“Spingere l'innovazione digitale – scrivono Alessandro Perego e Andrea Rangone dell’Osservatorio Agenda Digitale della School of Management del Politecnico di Milano - non può essere vista come un'azione che favorisca un settore in una logica corporativa, ma come una potente leva - trasversale a qualsiasi comparto dell'economia e della pubblica amministrazione - per portare benefici consistenti al nostro Paese: a livello di risparmi, produttività, lotta all'evasione e competitività e, quindi, per sanare il bilancio pubblico, ridurre le tasse e favorire la crescita economica”. 
Certo, in un paese in cui si fatica persino a realizzare una rete viaria allineata alle necessità di mobilità sul territorio, è difficile immaginare che possa esservi una sensibilità e una volontà reale nel dare avvio a investimenti che inneschino uno sviluppo virtuoso in una dimensione digitale.  Evidentemente, è un argomento che non serve a raccogliere voti, e i partiti puntano su argomenti più funzionali al proprio audience di riferimento. Ma una classe politica che si candida a rilanciare la crescita dell’Italia dovrebbe esser consapevole che la competitività delle imprese e l’efficienza dei servizi pubblici sono ormai largamente dipendenti dal fattore digitale ed agire di conseguenza.
Ricordiamo, l’Italia è un Paese arretrato in termini di penetrazione della banda larga, solo il 50% degli italiani ha accesso ad Internet. Cablare efficacemente il paese è una questione importante. Eppure,  avete mai sentito parlare i nostri politici di temi di questo genere con la stessa enfasi con cui il presidente Obama ha impostato il proprio programma di governo? 
Credere che il digitale sia il presupposto per una razionalizzazione delle spesa pubblica e un rilancio dell’economia non è propaganda. Esistono studi che provano l’efficacia dei provvedimenti adottati da altre amministrazioni e governi. 
Analizzando i programmi elettorali, l’attenzione langue. E’ vero, un programma elettorale è solo una dichiarazione d’intenti, ma rappresenta un termometro che misura la sensibilità delle forze politiche sul tema dell’innovazione digitale. 
La discussione potrebbe essere avviata a partire dall’analisi di quanto contenuto nell’Agenda Digitale, introdotta dalla legge dello scorso ottobre e attinente i provvedimenti di crescita. Buoni propositi che però necessitano di ben 32 decreti attuativi al fine di sbloccare risorse e concretizzare le iniziative.
Sono esigenze, quelle sinora espresse, condivise dai partiti? Quanto di tutto questo affiora dai programmi elettorali? Ecco una nostra opinione dopo avere letto le parti dei programmi legati all’innovazione digitale.
PD -  Piano ben formulato e articolato. Le premesse sono fondamentali:  “L'economia digitale è l'asse su cui ruota oggi lo sviluppo economico e la crescita del Paese……. Non ha carattere né settoriale né aggiuntivo, ma deve incidere in profondità sulle politiche economiche di un Paese”. Una politica che deve però essere sostanziata da punti e interventi precisi.
PDL - Rimanda a una proposta di legge presentata a marzo 2012 che raccoglie molti dei punti formulati poi nell’Agenda Digitale. Ha un’impostazione molto tecnicista. 
Movimento 5 Stelle – Punti molto precisi (accesso rete gratuito per ogni cittadino, statalizzazione della dorsale telefonica, allineamento tariffario, connettività a livello nazionale. Manca però di un respiro globale. 
Scelta civica – Continuità con quanto avviato nell’ultima legislazione 
Lega Nord – Pochi punti, elaborati peraltro su quanto definito dall’Agenda Digitale
Detto questo, ci si augura innanzitutto che venga dato seguito ai provvedimenti contenuti nell’agenda digitale della scorsa legislatura e, ancor più importante, che il tema dello sviluppo di un’economia digitale possa costituire una linea guida per futuri e costanti investimenti in aree cruciali per la rinascita del Paese.
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