ll mercato del personal computer è in fibrillazione. Vendite in contrazione, trasformazione della tradizionale dimensione tecnologica in seguito all’affermazione di smartphone e tablet mettono alla prova la tenuta del business di gran parte dei produttori PC. Il mercato procede verso cambiamenti strutturali ed è inevitabile attendersi nuove sorprese rispetto all’assetto attuale dell’industry di riferimento. Dinamiche cui non si sottraggono nemmeno le aziende taiwanesi. Ultimamente indiscrezioni della stampa finanziaria hanno portato alla luce un interesse verso una fusione di due importanti marchi come Acer e Asus. Quale il vantaggio? Associare la forza del canale di vendita di Acer con quella di ricerca e di sviluppo di Asus. Il presidente di quest’ultima azienda, Jonney Shih, si era lasciato andare in questi giorni a un’affermazione che lasciava intendere l’interesse verso un possibile merge, affermazione prontamente smentita da Acer, l’azienda che in questo momento si trova in maggiori difficoltà. Da due anni a questa parte la capitalizzazione di Acer ha continuato a contrarsi e il valore dell’azione è un quinto di quanto registrato nel gennaio del 2010, periodo nel quale raggiunse il suo massimo storico. Le difficoltà con si scontrano gli incumbent del mondo PC sono bene evidenziate dai numeri di IDC che rivelano le dinamiche che accompagnano le differenti tipologie di prodotti. Lo scenario che si prospetta da qui a qualche anno è di una progressiva riduzione del pc market share rispetto alla totalità di connected device venduti globalmente. Nel 2017 il comparto PC costituirà circa il 13% del mercato complessivo mentre i tablet contribuiranno per il 16,5% e gli smartphone per il 70,5%.
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