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Imu e Tares, aumenti boom per le imprese

Per i capannoni l’Imu è aumentata fino al 10 percento, così come è cresciuta in doppia cifra la relativa tassa Tares, rispetto all'anno precedente.

Tecnologie & Trend
Rispetto al 2012, gli aumenti che una buona parte di questi imprenditori ha subito quest’anno per la tassa sui rifiuti sono veramente molto pesanti. A puntualizzarlo è la CGIA di Mestre che ha analizzato le nuove tassse.
Imu. Da un punto di vista metodologico sono state prese le aliquote medie applicate dai venti Comuni capoluogo di Regione su tutte le diverse tipologie di immobili ad uso produttivo/commerciale. Ebbene, nel 2013 solo i negozi e i capannoni (sia quelli classificati D7 sia quelli D8) non hanno subito aumenti dell’aliquota media. Nonostante ciò, i capannoni hanno subito lo stesso un incremento di imposta a seguito dell’ aumento del coefficiente moltiplicativo utilizzato per determinare la base imponibile che è passato da 60 (valore applicato nel 2012) a 65.
Se per i negozi e le botteghe artigiane l’importo medio da pagare quest’anno è lo stesso di quello versato l’anno scorso (926 euro), per tutti gli altri immobili c’è un rincaro. Per gli uffici-studi privati e i laboratori artigianali gli aumenti sono leggerissimi (rispettivamente +0,5% e +1,6%), per i capannoni, invece, i ritocchi all’insù sono molto pesanti. Per quelli classificati D1, l’aumento è di 352 euro (+10% rispetto al 2012), che “spinge” il costo totale annuo dell’Imu a 3.860 euro. Per i capannoni D7 e D8 (ovvero quelli industriali e quelli commerciali) l’incremento è per entrambi dell’ 8,3%. Se i primi registrano un aumento di 493 euro, che fa salire l’imposta annua a 6.403 euro, i secondi subiscono un ritocco di 591 euro, che porta il costo complessivo dell’imposta a toccare i 7.676 euro.
“A tal proposito – ricorda il segretario della CGIA di Mestre, Giuseppe Bortolussi – questi aumenti vanno a sommarsi a quelli già avvenuti l’anno scorso. Rispetto a quando si pagava l’Ici, i proprietari di capannoni hanno subito nel 2012 un incremento medio del 100%, con punte che in molti casi hanno toccato il 154%”.

Tares.
Si è messo a confronto il prelievo relativo alla tassa sui rifiuti del 2013 con quella del 2012. A tal fine si sono analizzati i regolamenti comunali e applicate le tariffe relative a 10 Comuni capoluoghi di Regione (Ancona, Aosta, Bologna, Cagliari, Campobasso, Firenze, Genova, Milano, Torino e Venezia). Dopodiché si è calcolata la media del prelievo ottenuto sulle otto diverse tipologie di immobili ad uso produttivo/commerciale prese in esame.
Gli aumenti più importanti riguardano i negozi di ortofrutta: quest’anno subiscono un aumento del +34,5%. Il tributo medio annuo, per un negozio di 100 mq, sale a 3.376 euro. Le cose non vanno altrettanto bene nemmeno per ristoranti, trattorie e pizzerie. Con un incremento del +31%, queste attività, con una superficie di 300 mq, pagano quest’anno un tributo medio di 8.353 euro. Male anche per bar e pasticcerie (superficie di 100 mq): l’aumento è pari al 19,4%, che “spinge” il tributo sui rifiuti a toccare un importo medio per il 2013 pari a 2.046 euro.
Come è possibile – conclude Bortolussi – subire questi aumenti quando negli ultimi 5 anni di crisi economica la produzione dei rifiuti è diminuita del 5% e l’incidenza della raccolta differenziata, che ha consentito una forte riduzione dei costi di smaltimento, è aumentata del 30,5%?
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