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Blockbuster, cronaca di una chiusura annunciata

La nota catena americana è in ginocchio, ormai prossima alla bancarotta. A decretare la fine di Blockbuster sono soprattutto la pirateria informatica e i servizi analoghi nati sul web, che possono contare su prezzi più competitivi.

Mercato
Blockbuster è in crisi, ma questa volta non si tratta dell'ennesima azienda messa in ginocchio dalla flessione economica mondiale. A danneggiare pesantemente il colosso americano dei video a noleggio sono stati principalmente due fattori: la pirateria e internet. E i due fattori sono spesso interconnessi, se si pensa ai film scaricati illegalmente, vero flagello del cinema odierno.
Però la rete è responsabile del tracollo di Blockbuster anche per un altro aspetto, questa volta ampiamente nei limiti della legalità. Stiamo parlando dei servizi di video on demand e di noleggio basati sul web: il colosso di questo nuovo settore è sicuramente NetFlix, catena nata su internet che ha dalla sua un prezzo basso - 10 dollari al mese - e un servizio molto soddisfacente.
Dopo la Tv via cavo, queste nuove offerte on demand hanno inferto un duro colpo a Blockbuster, tanto duro che la catena si è appellata al Chapter 11, normativa americana che regolamenta la bancarotta. Sì, perchè il deficit accumulato è di ben un miliardo di dollari, troppo anche per una catena da 6500 negozi sparsi in tutti il mondo.
Alla notizia, le azioni sono scese del 30% e a nulla sono valsi i piani di ristrutturazione che dovrebbero far risparmiare 200 milioni di dollari. Altre strategie adottate da Blockbuster per far fronte al brutto periodo comprendono l'introduzione degli ordini via web e il piazzamento strategico di alcuni distributori di Dvd in centri commerciali e punti di forte passaggio.

Dopo il cinema è la volta dei video a noleggio, uccisi dai trend degli utenti prima, e dagli stessi produttori che hanno scelto di buttarsi sul web e cercare fortuna sulle nuove strade digitali. Il futuro di Blockbuster, e del suo modello di business, non è del tutto roseo.
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