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A Piazza Affari i bancari fanno scendere li listino del 5%, Male anche l'Euro nei confronti del dollaro

I titoli bancari fanno perdere Milano che chiude con un meno 6,26%. Male anche Madrid a meno 6,64% mentre l'Euro continua a perdere terreno sul Dollaro, scendendo sotto la soglia di 1,24 rispetto al biglietto verde. Alla ribalta gli speculatori.

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Ancora un venerdì nero per le Borse europee e per Piazza Affari. Il listino di milano è stato affossato soprattutto dai titoli del comparto bancario. Secondo un report di Credit Suisse, la nuova regolamentazione di Basilea III costerà al sistema bancario europeo circa 244 miliardi di euro. E a Milano sono crollate Intesa SanPaolo (-5,33% a 2,17 euro), Unicredit (-6,32% a 1,81 euro), Ubi Banca (-8,31%), Banco Popolare (-6,21%), Popolare Milano (-6,79%) e Monte dei Paschi (-5,91% a 0,89 euro). In netta discesa anche gli assicurativi con FonSai a -6,27%, Generali a -5,63%, Azimut a -6,84%. Di fatto in un solo giorno le Borse del Vecchio Continente hanno bruciato 166 miliardi di Euro di capitalizzazione.
Anche l'Euro è in caduta libera che continua a perdere terreno sul Dollaro, scendendo sotto la soglia di 1,24 rispetto al biglietto verde. La moneta unica passa di mano a 1,2387, dopo aver toccato un minimo da 18 mesi di 1,2367 dollari. A Londra l'indice Ftse100 segna il passo con un -3,14% mentre a Francoforte il Dax cala del 3,12%. Non va bene nemmeno e a Parigi dove il Cac 40 perde del 4,59%. Giù del 4,1% Atene e del 4,27% Lisbona.
Le difficoltà sui mercati europei si rifletono anche  su Wall Street, che in questo momento è in calo nonostante i buoni dati su vendite al dettaglio e produzione industriale.
Secondo il parere di alcuni operatori finanziari la situazione è "calda" perchè probabilmente è in atto  uno switch dal comparto bancario ad altri settori e altri mercati mentre alcuni trader evidenziano come la pressione dei giorni scorsi sui bond italiani e spagnoli rispetto a quelli tedeschi si sia spostata sul mercato azionario. Ad aumentare la pressione sui mercati contribuiscono anche la continua debolezza dell'euro e le dichiarazioni di Josef Ackermann, numero uno di Deutsche Bank. Quest'ultimo, in un'intervista alla Zdf, ha espresso forti dubbi sulla capacità della Grecia di rimborsare l'integralità del suo debito.
Arriva anche l'avvertimento di  Dominique Strauss-Kahn, direttore generale del Fondo monetario internazionale, secondo il quale i Paesi industrializzati sono chiamati a uno sforzo che definisce "deciso e significativo", per riportare il debito pubblico ai livelli pre-crisi. "Non procedere su questa strada - spiega il direttore finanziario del Fmi - rischia di indebolire le prospettive di crescita a lungo termine".
Infine, secondo il Fiscal Monitor del Fondo monetario internazionale, si confermano ancora una volta sotto controllo i conti pubblici italiani, anche se l'alto livello del debito impone di mantenere la guardia alta. Lo studio del Fondo monetario prevede che il deficit italiano si attesterà nel 2010 al 5,2% per poi scendere al 4,9% il prossimo anno e scendere ancora al 4,7% nel 2014 e al 4,6% nel 2015. Il debito pubblico salirà invece al 118,6% nel corso dei prossimo mesi, al 120,5% nel 2011 e al 123,9% nel 2014 e 124,7% nel 2015.
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