Smart Working, la sfida parte ora ed è fatta di valore, sicurezza e canale

Al centro della tavola rotonda, il motore di questa delicata fase di ripartenza: lo smart working e il lavoro ibrido. Un tema, una sfida che, dopo due anni di ‘lavoro remoto obbligato’ comincia realmente solo ora

Autore: Marco Lorusso

E’ partita in modo deciso la sfida che porterà le imprese a costruire piattaforme di lavoro, comunicazione, collaborazione a cui accedere sempre, comunque, in maniera sicura a prescindere dallo spazio fisico in cui ci si trova: casa, mare, montagna, ufficio tradizionale.
Una sfida che la pandemia non ha reso possibile ma che in qualche modo ha aiutato a comprendere meglio le sue dinamiche e potenzialità.
Una sfida con la quale hanno accettato di misurarsi manager di elevato valore ed esperienza come Andrea Zanin, regional sales manager NFON, Massimo Lucini, Channel Director Italy di Snom Technology, Alessandro Barbesta, Head of Distribution & Commercial Channel di Acer, Roberto Vicenzi, Amministratore Delegato - Digital Innovation Manager - Socio fondatore di Centro Computer - Gruppo Project e Donatello Caggianelli, Team Leader Solution Architect di R1 Group.
Vendor, system integrator… tutti intorno al tavolo dedicato al tema dello smart working e delle vere esigenze di partner e imprese in questa complessa fase di ripartenza tra shortage, attacchi di cyber security e crisi internazionali. Smart working, il valore del canale A rompere il ghiaccio di un confronto libero, aperto, pragmatico è Alessandro Barbesta, Head of Distribution & Commercial Channel di Acer, un brand simbolo della corsa al lavoro da remoto dei device che lo hanno abilitato. Innanzitutto in questa fase storica e di fronte a questa sfida emerge l'importanza del canale dei business partner, dei system integrator – spiega Alessandro Barbesta -. Lo dico esprimendo il punto di vista del produttore di informatica: il nostro PC senza il canale non arriverebbe sulle scrivanie di nessuno. Nel senso che anche decidessimo di vendere i pc online, sul sito Acer store, è evidente che non potremmo arrivare laddove si vorrebbe, nelle aziende, nelle scuole, … Per Acer e i concorrenti nel 2020 lo smart working ha generato un lavoro incredibile, quindi a me piace sempre dire che purtroppo nella pandemia è stata una fortuna lavorare in questo settore... Insomma, siamo stati fortunati nel 2020, così come nel 2021 e ora, nel 2022, lo siamo un po’ meno in quanto i computer ormai li hanno comprati tutti. Ma il punto però non è questo; a livello di smart working o di hybrid working è vero che la pandemia, pur essendo un evento tragico, ha comunque avuto l’effetto positivo di insegnare alle aziende che si può lavorare anche da remoto e non necessariamente sotto gli occhi del capo. Oggi però è in atto un salto di qualità: lo smart working rappresenta un fatto di estrema importanza in quanto le aziende stanno capendo che prendere la direzione dell’hybrid working o smart working porta benefici per il dipendente a livello personale favorendo un corretto work balance, ma anche in termini di produttività e sicuramente riduzione dei costi. Basti pensare al periodo che stiamo vivendo adesso con gli aumenti di energia elettrica, gas… E’ ovvio che l'informatica viene in aiuto da questo punto di vista perché il pc è uno strumento fondamentale; è impensabile fare tutto con lo smartphone e quando si è acquistato il PC, c’è tutto un mondo di accessori e piattaforme decisive a contorno che permettono di integrarlo e “viverlo” come perfetto motore di un ufficio ibrido. In questo scenario il valore che un system integrator deve cercare e trovare risiede tutto nelle soluzioni di smart working a 360°. Soluzioni che permettono di lavorare da remoto e di lavorare in una struttura, in un ambiente che sia sostanzialmente ergonomico, utile, flessibile come mai prima d’ora. Un approccio a valore aggiunto che oggi sta portando molti partner ad andare oltre il prodotto e a vendere alle aziende anche arredi ergonomici per la casa dei dipendenti, così come sistemi di connessioni ad alta velocità per permettere loro di collegarsi in velocità sempre da casa o comunque da remoto".Alessandro Barbesta, Head of Distribution & Commercial Channel di AcerSmart Working e l’integrazione da audio, video, mondo office e telefonia Uno scenario ricco di opportunità ma anche aperto solo, e soltanto, a chi saprà dimostrarsi all’altezza. Si parla infatti di competenze e tecnologie mai così centrali anche per i processi più vitali per le imprese. Una scommessa che solo il canale ad alto tasso di competenze potrà provare a vincere. "Siamo a nostro agio in questo contesto – racconta Andrea Zanin, regional sales manager NFON in quanto operiamo nel mercato dello smart working da quando siamo nati, precisamente nel 2007, e già allora in cloud. Oggi, rispetto ad allora, però non si parla più di telefono ma di comunicazione aziendale, e la nostra idea di lavoro agile è quella di demandare a un vendor la capacità di gestire questo tipo di comunicazione. Fatto ciò, mettendo tutto in cloud e utilizzando come punto centrale questo modello operativo, ecco che il lavoro agile diventa trasparente. A significare che per NFON sia che la persona lavori dall'ufficio o che lo faccia da casa è esattamente la stessa cosa. Un simile approccio ha aiutato le aziende all'inizio dell’emergenza a trovare una soluzione smart, per far sì che i propri dipendenti non dovessero fare deviazioni di chiamate con il cellulare o dare i propri numeri di telefono. Durante la pandemia è inoltre nata anche l'esigenza della videochiamata, della riunione in cloud e ciò ha cambiato il modo di lavorare. Si tratta di un’esigenza che ha accelerato l'integrazione tra il mondo della telefonia e il mondo dell'office. In questo senso Ssono nati due canali: la telefonia in cloud e la videochiamata che arriva dal mondo pc, dal mondo Office. E questa integrazione funziona. Come NFON abbiamo una suite per integrare quello che è il mondo Office attraverso la nostra piattaforma di comunicazione e permettiamo all’utente di gestire al meglio la propria comunicazione aziendale, sapendo che da qualsiasi dispositivo, sia esso un pc, uno smartphone, un tablet e un Mac, da qualsiasi parte si trovi nel mondo, il suo ufficio lo segue. Le imprese e le persone hanno capito che si può lavorare meglio, a volte e purtroppo anche di più, ma la qualità e, soprattutto, l’impatto sulla vita di ciascuno di noi è molto diverso, sicuramente migliore".Andrea Zanin, regional sales manager NFON,Telefonia dunque ma, non solo e, soprattutto, un ecosistema di dispositivi complementari che, se integrati in maniera corretta, possono fare la differenza. “Da un giorno all'altro, in piena pandemia, i clienti finali hanno capito che le telecomunicazioni rappresentano uno strumento importante, direi vitale con tutto il peso conseguente a livello di aspettative e pressioni sulle prestazioni. - racconta Massimo Lucini, Channel Director Italy presso Snom Technology-. Prima si considerevano le telecomunicazioni più o meno come accessori, fino a quando il centralino non smetteva di funzionare si tendeva a tenerlo. Oggi si è fortunatamente capito che comunque si è di fronte a un servizio primario. Ci sono state delle difficoltà perché durante il primo lockdown, nell'arco di due giorni è stato detto ai collaboratori ‘tenete il computer’, con un softphone caricato e da ora lavorate da casa”.Quante volte vi sarà capitato soprattutto nella prima fase di fare una call e dover chiedere di ripetere più volte perché dall'altra parte c'era un computer in vivavoce non adatto, il microfono del computer magari non idoneo per effettuare una call? La seconda, la terza volta forse non lo chiedevate per educazione e capivate metà delle cose che stavano dicendo. Oggi gli stessi imprenditori hanno cambiato passo e sono entrati nell’ottica di fornire ai collaboratori gli strumenti adatti, nella modalità in cui servono e sulla base delle attività da svolgere al meglio. Di base, soprattutto nella prima fase dell’emergenza, l'obiettivo dei terminali utilizzati per le comunicazioni era quello di limitare lo stress generato sugli utenti che comunque non si stavano trovando in una situazione ideale per poter lavorare. Oggi il discorso è diverso: siamo alla personalizzazione più spinta; attraverso l’utilizzo di cuffie via cavo, cuffie bluetooth, speaker phone a seconda del modo di lavorare, dell’esperienza di utilizzo ottimale che ci si aspetta, si costruisce una postazione di lavoro. Da emergenza a customizzazione e personalizzazione; è cambiato tutto e serve un canale in grado di governare un simile livello qualitativo in relazione ad attese e tecnologie disponibili”. Massimo Lucini, Channel Director Italy di Snom TechnologySmart working, il ruolo chiave dei system integrator E poi ci sono i frontman del mercato, quelle eccellenze innovative del territorio che hanno il compito vitale di tradurre la complessità delle tecnologie all’interno delle imprese come serve e dove serve. “Abbiamo attivato lo smart working al nostro interno nel 2017 – spiega Roberto Vicenzi, Amministratore Delegato - Digital Innovation Manager - Socio fondatore di Centro Computer - Gruppo Projectseguendo la regola di un giorno alla settimana; a quel tempo lo smart working lo faceva sono l'uno, forse il due per cento di tutto il personale; resta il fatto che eravamo già pronti e ciò ci ha permesso, al momento della pandemia, di essere anche più credibili di fronte ai clienti. Avevamo infatti già tutto online, l'audio e il video erano già tutti integrati in Microsoft Teams per cui non abbiamo avuto nessun problema ad ‘accendere’ il vero smart working sia quello più ‘home’ della prima fase, sia quello vero e ibrido che le aziende intendono abilitare oggi. Una modalità – racconta Vicenziche oggi i dipendenti gradiscono molto e che porta tantissime richieste sulla scrivania dello stesso HR manager. Sono logiche che non si possono sottovalutare in quanto tutti sono molto attenti alla soddisfazione nel costruire un equilibrio vero tra vita personale e vita lavorativa. Per questo dico che, al di là di avere lo strumento giusto per fare lo smart working, l'audio, il computer funzionante, in questo momento l'attenzione massima deve essere rivolta all’employee experience. Le aziende stanno lasciando molte libertà di scelta pur di non creare traumi ai dipendenti, e la complessità da gestire è tutta a carico nostro, che facciamo questo di mestiere. Ecco perché vedo, in questo senso, una rapida e molto forte evoluzione dei system integrator in logica di managed service provider, non solo di soluzioni ma proprio di esperienze di utilizzo sicure, efficaci, utili, ergonomiche”.Roberto Vicenzi, Amministratore Delegato - Digital Innovation Manager - Socio fondatore di Centro Computer - Gruppo Project Sulla stessa linea d’onda, ma con un approccio forse più focalizzato sugli aspetti tecnologici, è Donatello Caggianelli, Team Leader Solution Architect di R1 Group. “Concordo sul coinvolgimento dell’HR nelle fasi di ‘costruzione’ dell’ufficio ibrido e sulla necessità di creare ambienti adatti alle nuove esigenze vitali dei dipendenti. Secondo me però c'è ancora molto da fare a livello tecnologico e in termini di maturità innovativa, nel senso che durante la pandemia ci si è ritrovati realmente a creare spazi di lavoro, collegamenti domestici puntando tutto sulle VPN, considerandole come una sorta di panacea in grado di garantire sicurezza, prestazioni e tranquillità a tutti. Oggi il mercato sta acquisendo maggiore consapevolezza ma lo scoglio più grande da superare sta nell’affiancare i manager nello sfruttare la tecnologia a disposizione al meglio e nell'applicare realmente lo smart working rispetto a ciò che si è fatto finora, ovvero una sorta di telelavoro, con poca attenzione alla continuità operativa e, soprattutto, ad aspetti quali sicurezza e prestazioni. La naturale evoluzione di tutto ciò è che, chiaramente, come system integrator dovremo riuscire ad accompagnare nel modo più coretto i clienti, i manager che devono comprendere a fondo la tecnologia per poterla utilizzare al meglio. Al netto della nostra capacità di proporre servizi e farci carico delle complessità, questo è un tema soprattutto culturale: dobbiamo far comprendere ai manager aziendali che spesso l'approccio adottato finora non è corretto in quanto non sicuro e poco flessibile. La naturale evoluzione in questo senso è una Virtual Desktop Interface, non tanto fine a se stessa ma concepita come abilitatore di un vero digital workspace, un mondo, un ecosistema in grado di abilitare un ufficio in grado di seguire il dipendente anche a casa o in qualsiasi altro posto, avendo il controllo totale della propria attività. Ciò che riscontriamo quotidianamente – conclude Donatello Giovanelli - è che la problematica più grande relativa al vero smart working riguarda la totale apertura del perimetro aziendale ad una modalità liquida - difficilissima da controllare in quanto espande in maniera esponenziale la possibile superficie d’attacco. Di fatto, si rischia di favorire la perdita e la fuga di quei dati che rappresentano il presente e il futuro di ogni impresa”. Donatello Caggianelli, Team Leader Solution Architect di R1 Group.