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HP, aria di crisi con licenziamenti in vista

HP si appresta a tagliare tra 7.000 e 9.000 posti di lavoro, circa il 16% del totale forza lavoro impiegata. Pesa la pesante concorrenza di Lenovo nel mercato del personal computer e il non brillante mercato del printing.

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Parte in salita l'attività del nuovo CEO di HP, Enrique Lores, che dal prossimo 1° novembre prenderà il posto di Dion Weisler. Si profila, infatti, un'ulteriore piano di ristrutturazione worldwide con un ulteriore taglio per i dipendenti, dopo che 18 mesi fa era stato già annunciato un taglio di 5.000 dipendenti (In Italia il piano di ristrutturazione aveva coinvolto circa 80 persone).
Le "azioni coraggiose e decise" per avviare "il nostro prossimo capitolo", descritte da Enrique Lores prevedono, innanzitutto, tagli per 7-9 mila dipendenti nei prossimi tre anni ovvero un'ulteriore riduzione della forza lavoro complessiva del 16 percento.
Secondo il management di HP la ristrutturazione dovrebbe, dal 2023 in poi, garantire risparmi lordi per un miliardo di dollari l'anno. Ma nel frattempo costerà circa un miliardo: 500 milioni subito, nell'anno fiscale 2020, e altri 500 suddivisi negli anni fiscali 2021 e 2022.
Al di la delle azioni per ridurre i costi, il problema strutturale per HP si chiama mercato PC e mercato stampanti. Il primo, sebbene abbia registrato una leggera crescita nel secondo trimestre dell'anno, non premia HP che risente della forte concorrenza di Lenovo. Il secondo, che non brilla, appesantisce i costi di HP. L'azienda sta cercando di intervenire con il lancio di stampanti HP che potranno utilizzare anche consumabili di terze parti.

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