Focus GDPR (25 maggio 2018)

GDPR, la CNA vuole la proroga (per le sanzioni)

Dura nota del Presidente della Confederazione Nazionale dell'Artigianato e della Piccola e Media impresa, Daniele Vaccarino: “L’Italia deve assolutamente seguire l’esempio di altri paesi che hanno deciso di concedere alle imprese un congruo periodo transitorio prima di applicare le sanzioni".

Autore: F.M.

La scadenza del 25 maggio, giorno che entrerà in vigore il nuovo il nuovo Regolamento sulla Protezione dei Dati (Gdpr), si avvicina e inizia il fuoco di sbarramento delle organizzazioni aziendali. La CNA, la Confederazione Nazionale dell'Artigianato e della Piccola e Media impresa, prende posizione sul tema delle sanzioni, che impone alle aziende che non rispetteranno le nuove norme, esattamente valide in ciascuno dei paesi europei, multe fino a un massimo di 20 milioni di euro o fino al 4% del fatturato annuo a livello mondiale.
“Artigiani e piccole imprese ancora una volta sotto il tallone della burocrazia. Se non saranno attuate adeguate contromisure l’impatto delle norme sarà estremamente complicato da gestire. Parliamo di tutela della riservatezza e delle pesantissime sanzioni che tra poco più di un mese, il 25 maggio, colpiranno tutte le imprese che non si saranno adeguate al complesso – e per molti aspetti cervellotico - Regolamento europeo sulla privacy (Gdpr)”. Lo afferma il Presidente della CNA, Daniele Vaccarino.
daniele vaccarino cna

“Le imprese si stanno preparando a tappe forzate a questi nuovi obblighi – prosegue Vaccarino - avendo sul collo la scadenza del 25 maggio, una scadenza blindata con la minaccia di pesantissime sanzioni per gli inadempienti. Purtroppo a nessuno, fra i nostri burocrati, è venuto in mente che il sistema Paese, se c'è una cosa di cui non ha bisogno, sono nuovi lacci, lacciuoli, scartoffie e quindi ulteriori costi, non produttivi, che colpiscono artigiani e piccole imprese, cioè quanti ogni giorno si dedicano alla creazione di lavoro e ricchezza diffusa. Ancora una volta la macchina burocratica rema contro”.
“L’Italia deve assolutamente seguire l’esempio di altri paesi – conclude Vaccarino – che hanno deciso di concedere alle imprese un congruo periodo transitorio prima di applicare le sanzioni. La riservatezza è un diritto fondamentale dell’uomo ma non si può certo accusare gli artigiani, le micro e le piccole imprese di lederlo. Il caso Facebook insegna alla politica e alla burocrazia italiane, colpevolmente silenti mentre si avvicina la fatidica data del 25 maggio,  che vanno cercati altrove i  nemici della privacy. Occorre fermare a tutti i costi questa nuova tempesta in arrivo. E’ necessario un no forte e chiaro alle sanzioni previste dal 25 maggio”.