Milano, un ristorante della tradizione e dell’eccellenza meneghina, un clima più da pranzo tra colleghi che da conferenza formale, ChannelCity ha chiamato a raccolta alcuni protagonisti del mondo dei gestionali per ragionare su che cosa significhi davvero portare l’AI dentro ERP e applicazioni d’impresa
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Paolo Aversa, Managing Director di Ally Consulting lancia un monito diretto e preciso nella corsa verso l'Ai che impatta il mondo dei gestionali «serve prima un cambio di passo a livello di cultura e competenze di base nelle imprese»
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L’AI, usata bene, è diventata «come avere un collega in più», soprattutto nelle attività di prevendita, sulle trascrizioni delle call, sull’analisi dei documenti: meno interviste, più accuratezza, tempi più brevi verso il risultato. Ma anche qui arriva l’avvertimento: non si può delegare tutto alla macchina. L’output va sempre interpretato e inserito in un processo di lavoro consapevole. La voce di Mauro Maniforti, Chief Experience Officer di Eos Solutions
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Federico Sangalli di Factorial porta in tavola un’immagine semplice ma potentissima: «L’AI aiuta le macchine a fare lavoro da macchine e le persone a fare lavoro da persone». Una frase che racconta bene lo spirito con cui ha affrontato il tema, prima in ambito robotico e oggi nel mondo HR tech
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Stefano Santafe di gway parte da un’altra parola chiave: automazione. Il suo percorso professionale è iniziato nell’RPA, la Robotic Process Automation, dove l’obiettivo era proprio quello di creare algoritmi che sostituissero al 100% attività ripetitive e alienanti. Oggi, racconta, quella logica si è evoluta dentro un ecosistema in cui l’AI
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La voce di Marco Prosperi (Lan Service Group) porta al tavolo la prospettiva del system integrator “di prossimità”, quello che vive a stretto contatto con le imprese del territorio e che conosce sia l’anima infrastrutturale sia quella applicativa dei progetti