Autore: Claudia Rossi

Michele Naldini, Cloud Sales Specialist di Red Hat Italia“L’Edge rappresenta per Red Hat un ambito di offerta assolutamente strategico, naturale estensione di un approccio tecnologico denominato Open Hybrid Cloud che si prefigge di garantire l’accesso a qualsiasi applicazione, su qualsiasi infrastruttura disponibile, ovunque nel pianeta” prosegue Naldini, chiarendo come la capacità di distribuire applicazioni e infrastrutture a partire dal data center fino al cosiddetto ‘far edge’ e gestire architetture distribuite complesse, composte da migliaia di oggetti e applicazioni, rappresenti un valore fondamentale nell’offering del vendor. Una capacità accompagnata da un’esperienza maturata in tanti anni di lavoro su questo tema, oggi ormai prioritario nelle agende dei C-level. “Ai partner offriamo la possibilità di rispondere alle richieste di business dei loro clienti, facendo leva su tecnologie leader di mercato già implementate in progetti legati a data center centrali o di cloud provider ed estese a scenari Edge/Iot. Massima l’affidabilità e la scalabilità garantita dalle soluzioni Red Hat, oltre a una piena interoperabilità con l’ecosistema tecnologico esistente e futuro” aggiunge Luca Gabella, Emea Business Development Manager Edge Computing and IoT di Red Hat. Tutte caratteristiche attualmente sfruttate soprattutto dal mercato dell’energy, dalle telco, dal manufacturing, dal retail e dall’automotive senza tralasciare settori in crescita come l’healthcare/life science e la componente smart city per quanto riguarda PA centrale e locale.
Luca Gabella, Emea Business Development Manager Edge Computing and IoT di Red Hat“A tutti questi mercati, ma non solo a loro, la nostra proposizione vuole garantire la possibilità di gestire applicazioni distribuite dal data center fino al ‘far edge’ in una modalità unica e consistente, sviluppando applicazioni una sola volta per poi distribuirle e gestire i diversi casi d’uso grazie a un’architettura infrastrutturale e applicativa altamente modulabile e innovativa” spiega Naldini. Queste architetture sono in grado di adeguarsi alle caratteristiche peculiari di alcuni specifici scenari Edge in termini di footprint infrastrutturale e applicativo, che spesso devono sottostare a requisiti minimi molto stringenti, scalando però fino a migliaia o decine di migliaia di server, device e oggetti gestiti. L’automazione in questo senso permette di minimizzare l’effort di gestione e di effettuare modifiche infrastrutturali e applicative, garantendo una governance migliore.
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