Il cloud italiano sta vivendo una trasformazione che non è solo tecnologica, ma culturale, politica e di modello. È quanto emerso nel talk a porte chiuse organizzato da ChannelCity, seduti intorno a un tavolo senza pubblico, proprio per far emergere voci autentiche del canale: vendor, distributori, system integrator e service provider.
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Il primo tema sul tavolo è quello che oggi più di tutti sta ridisegnando i modelli cloud: la territorialità del dato. Roberto Candida, Sales Manager di Aruba Business, lo vede chiaramente osservando migliaia di partner sul territorio. "L’argomento ormai arriva sempre di più sul tavolo, in ogni progetto di migrazione"
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Fabrizio Agostinelli, IT Specialist di HKStyle, system integrator con sede a Bergamo e presenza anche in Svizzera, porta un punto di vista interessante: quello dei clienti svizzeri, molto più esigenti sulla localizzazione del dato rispetto a quelli italiani
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Dario Massa, cloud manager di Ingram Micro, porta la visione del distributore globale che lavora quotidianamente con gli hyperscaler. Una intervista esclusiva e preziosa per toccare con mano il nuovo ruolo dei distributori nella filiera del cloud
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Ma se la territorialità è un tema caldo, c’è un’altra parola che sta condizionando le imprese italiane: costi. Sergio Ajani, responsabile prevendita e offerta di Innovaway, lo vede ogni giorno sui clienti medio-grandi: «Le aziende si appoggiano a 6 o 7 provider cloud contemporaneamente. Il problema non è solo quanti, ma cosa ci fanno. E soprattutto: chi controlla tutti quei costi?»
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La territorialità però non basta: serve un modello che unisca prossimità del dato e flessibilità del cloud pubblico. Lo ricorda Stefano Ferro, direttore generale di Neen, parte del gruppo VEM Sistemi.