Secondo quanrto riportato dall'agenzia di stampa ADNKronos il numero "magico" per andare in pensione dventerà il 67. E' in arrivo, inoltre, una riforma del lavoro che prevede nuove norme per i licenziamenti per motivi economici nei contratti di lavoro a tempo indeterminato. Infine, nella lettera inviata alla UE è previsto anche un piano di dismissioni.
Secondo quanrto riportato dall'agenzia di stampa
Adnkronos il numero "magico" per andare in pensione dventerà il 67.
Si perchè di fatto si andrà in pensione - uomini e donne - a 67 anni dal 2026. E' quanto prevede la bozza della lettera, in tutto 16 pagine suddivise in 5 capitoli, inviata a Bruxelles dall'esecutivo italiano, e consultata dall'
Adnkronos. Il requisito è valido sia per gli uomini che per le donne.
Quelli per I'accesso alla pensione di anzianità sono già stati rivisti e aumenteranno fino ad arrivare a regime dal 2013.

Inoltre nella lettera è previsto un piano di dismissione del patrimonio pubblico, che sarà ufficializzato entro il 30 novembre: da quest'ultimo capitolo sono previsti cinque miliardi di introiti l'anno per tre anni.
E' in arrivo, inoltre, una riforma del lavoro che prevede nuove norme per i
licenziamenti per motivi economici nei
contratti di lavoro a tempo indeterminato.
Contemporaneamente nella bozza è prevista la promozione dei contratti di apprendistato e di inserimento delle donne.
Inoltre entro il primo trimestre del 2012 saranno poi rafforzati gli strumenti dell'Antitrust soprattutto per evitare contrasti con la legislazione a livello locale. Con queste nuove indicazioni Silvio Berlusconi
è fiducioso di ottenere il via libera dalla UE.
In queste ultime ore aull'asse
Bruxelles-Roma sono avvenuti contatti continui e frenetici per arrivare al testo definitivo della lettera d'intenti che
Silvio Berlusconi porterà personalmente al Consiglio europeo. C'è stato un colloquio pre vertice tra il premier Silvio Berlusconi, il presidente del Consiglio europeo Herman Van Rompuy e il presidente della Commissione Ue José Manuel Barroso.
La "lettera articolata e complessa" per il ministro dello Sviluppo economico, Paolo
Romani rappresenta "una risposta alle attese dell'Unione Europea".
Secondo il ministro, si trattava di ribadire che "...abbiamo i fondamentali solidi e che confermiamo quello che tutti sanno: il debito lo abbiamo ereditato dal passato, ma
non ci sentiamo gli ultimi in Europa".
Il ministo esclude "accanimento nei confronti del nostro Paese".