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Aruba Business Next Digital Journey: partner e PMI insieme per la digitalizzazione

Il Next Digital Journey, primo evento dedicato alla community dei Partner Aruba Business, è stata l’occasione per presentare una ricerca sullo stato della digitalizzazione delle aziende italiane. Ne emerge una prospettiva ottimistica e una serie di indicatori di business per il canale Aruba Business.

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Il 62% delle PMI italiane lamenta delle barriere all’adozione del digitale. È questo il dato, estrapolato dalle rilevazioni dell’Osservatorio PMI del Politecnico di Milano, che fa più riflettere la platea intervenuta al primo Next Digital Journey di Aruba Business. Attraverso un canale di più di 20mila partner distribuiti sul territorio, la società del Gruppo Aruba offre servizi di Web Hosting, Domini, Cloud, e-Security e Data Center, e progetti strategici per le aziende creati e gestiti su misura. La Next Digital Journey è stata la prima occasione per Aruba Business di fare un punto della situazione sullo stato della digitalizzazione delle piccole e medie imprese italiane. “Secondo il DESI (il Digital Economy and Society Index, ndr) l’Italia è significativamente in ritardo rispetto agli altri Paesi UE in termini di capitale umano – afferma Massimo Bandinelli, marketing manager Aruba Business -, ma è anche vero che il 69% delle PMI italiane ha raggiunto almeno un livello base di “intensità” digitale. Una percentuale al di sopra della media UE che è del 60%”. Qualcosa si muove e ci permette di guardare oltre la solita dialettica dell’Italia fanalino di coda nella digitalizzazione. E qualcosa, effettivamente si è mosso, a partire dal 2020, quando anche le aziende più piccole e le “luddiste” per vocazione sono state obbligate a investire nel digitale per non rischiare di perdere i clienti. Lo sostiene il 90% dei partner intervistati da Aruba Business.

Parlare la stessa lingua aiuta il dialogo

Intanto, osserva sempre Bandinelli, partner IT e PMI parlano la stessa lingua. Ciò significa che combattono contro gli stessi limiti – come la connettività non omogenea in tutto il Paese – ma anche che i partner IT possono capire meglio le esigenze dei loro clienti e sviluppare, secondo un intenso principio di collaborazione, progetti di trasformazione digitale puntuali ed efficaci. Sempre secondo il sondaggio, l’accelerazione più forte ha riguardato la componente tecnologica ma “altra cosa è cambiare a livello strutturale o culturale – prosegue Bandinelli”. Insomma, bisogna “svegliare le coscienze”, sensibilizzare l’azienda su un cambio di approccio, motivarle per superare le giustificazioni più classiche come “abbiamo sempre fatto così” o la paura dei costi.
Si comprende, allora, come il partner IT torni ad assumere un’importanza fondamentale, a patto che usi modelli d’approccio e leve commerciali nuove, che lo allontanino dalla obsoleta visione del puro (ri)venditore di prodotti e servizi. L’Osservatorio commenta: “Le PMI preferiscono affidarsi a fornitori esterni, per lo sviluppo del sito web aziendale, la gestione dei canali online, l’implementazione di CRM o ERP o la gestione di campagne di web advertising…. (ma è) difficile reperire sul mercato competenze ad hoc, certamente, ma manca anche la volontà e la possibilità di formare e aggiornare le risorse interne”. La predisposizione da parte delle aziende c’è, sta al partner di canale rivedere le proprie strategie di ingaggio. “È la Next Digital Journey – prosegue Bandinelli – perché la digitalizzazione è un percorso in evoluzione continua, nel quale i partner hanno il ruolo più sfidante; sono loro che parlano con le realtà del territorio, e che, con il loro lavoro quotidiano, completano l’ultimo miglio rendendo la digitalizzazione concreta e tangibile nelle realtà con cui lavorano ogni giorno in tutta Italia”.

Proseguire il fine tuning della digital transformation

L’invito, quindi, è di “guardarsi dentro” e ripensare le proprie direzioni di business in base a ciò di cui hanno realmente bisogno le PMI e i professionisti italiani. Perché, dopo l’ondata di digitalizzazione partita nel 2020, le aziende italiane non hanno bisogno di costruire da zero il proprio ecommerce, ma magari di ottimizzarlo o di supportarlo con il digital marketing. Quelle che sono passate definitivamente al cloud, invece, potrebbero aver bisogno di completare alcune componenti della migrazione – per esempio rivedere la security – o progettare un piano di disaster recovery. E potrebbero avere necessità di completare la diffusione di una cultura digitale all’interno della azienda. Tutto ciò di cui le PMI e le microimprese italiane hanno bisogno ora è nelle corde di partner IT strutturati. A patto che crescano nelle capacità consulenziali ed escano dalla dinamica del tuttofare per concentrarsi su un’offerta in cui sanno di eccellere. “Secondo il nostro sondaggio – conclude Bandinelli – nel quotidiano i nostri partner si trovano sempre più spesso a collaborare con altri professionisti complementari”, segno di una crescita di consapevolezza che l’unione fa la forza e la concorrenza non aiuta il business. Aruba Business segue i partner in questa evoluzione aggiornando e rivendendo i propri strumenti a supporto, ne parla Riccardo Vitali, Sales Manager di Aruba Business. “Partiamo da una forte ascolto del partner – afferma Vitali – e dall’analisi puntuale dei feedback, e siamo riusciti a ridurre del 20% i tempi di risposta e risoluzione”. Ma non è solo il customer care che raccoglie elogi dai partner Aruba Business. La revisione completa dei tool a disposizione dei partner sta già dando i suoi frutti e ora i partner sono più indipendenti nella gestione dei servizi da proporre ai propri clienti. Inoltre, Vitali pone l’accento sull’incremento di strumenti formativi e sul supporto pre e post vendita. Altre novità, alcune in arrivo, riguardano l’infrastruttura di Aruba nella sua veste di Internet e Cloud Service Provider. Grandi sforzi sono stati compiuti in termini di sicurezza, mentre si attende l’apertura dei nuovi data center. Attualmente Aruba conta su 3 data center in Italia (di proprietà) e 5 nel resto d’Europa. Uno dei tre italiani è in espansione, mentre un altro è in costruzione, e ovviamente si parla di tecnologia ai massimi livelli di certificazione e di totale autonomia nella produzione energetica.
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