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Cloud e Autonomous IT al centro delle strategie Oracle

Un incontro a tutto campo con il numero uno italiano Fabio Spoletini per fare il punto sui tre pilastri della strategia Oracle

Vendor
Aggiornamento di metà anno con Fabio Spoletini, Country leader per l’Italia di Oracle, sulle strategie e sui programmi del colosso californiano per il prossimo futuro. Premesso che il mantra di base è sempre “avanti tutta” sul cloud, l’esecuzione della strategia poggia su tre pilastri fondamentali: Innovazione tecnologica, Business Process Innovation e Customer success.  

Innovazione tecnologica
L’innovazione tecnologica è il primo pillar: come Oracle ha sempre fatto, stiamo guardando avanti per costruire le soluzioni del futuro, con il tema forte dell’Autonomous, che sta caratterizzando sempre più la technology innovation”, ha esordito Spoletini, facendo anche qualche esempio: “in un’era di maggiore complessità introduciamo funzionalità quali il software che gestisce software, anche allo scopo di semplificare l’adozione delle tecnologie capaci di portare disruption dei business model”.  

La chiave di volta dell’Autonomous IT è l’intelligenza artificiale, e un primo esempio è l’Autonomous Data Base per l’ambito Data Warehouse, reso disponibile da poche settimane: “i clienti possono mettere sul cloud di Oracle il loro data warehouse e in maniera automatica il sistema riesce a fare le ottimizzazioni, il self patching e il self driving, e infine applica le policy di sicurezza”, prosegue Spoletini, sottolineando che “con questo nuovo sistema abbiamo declinato l’Autonomous IT in uno degli ambiti più complessi del data management, quello del data warehouse, e questo grazie alla lunga esperienza di Oracle”. Non solo: tra qualche mese, ha anticipato Spoletini, l’Autonomous verrà rilasciato anche per l’ambito transazionale, un ambito nel quale “il comportamento dell’applicativo non è sempre identificabile subito”, ma la certezza è che il concetto di Autonomous IT non verrà limitato solo ai data base, in quanto sarà esteso all’intero stack cloud, oltre che agli analytics e ai big data.

L’Autonomous caratterizzerà i prossimi cinque anni di Oracle, in quanto siamo ormai entrati nell’era dell’AI applicata alle tecnologie”, fa notare ancora Spoletini, facendo un parallelo molto calzante: “l’Autonomous sta all’IT come i Robotics stanno al Manufacturing”, ma avvertendo che “l’AI diventa credibile solo se si dispone una grande quantità di dati pertinenti con i quali impostare gli algoritmi, perché i dati sono la benzina dell’AI, e se non si hanno i dati non si riesce ad alimentarla”. Di più: “il concetto di Autonomous non è puramente IT ma è un concetto di business molto forte, che interessa anche i C-level, per esempio in ambito security. Avere tecnologie e algoritmi di Machine Learning e poterli applicare attraverso meccanismi automatici anche in maniera proattiva dà l’idea di quanto questo concetto possa essere potente”. 

Sempre nell’ambito della technology innovation, l’altro focus di Oracle è quello sulla piattaforma: “qui IaaS diventa sempre più caratterizzante per le applicazioni mission critical, però noi riteniamo che l’elemento differenziante sia nell’ambito PaaS, perché se oggi analizziamo i costi di operation su un data center, quelli relativi alla piattaforma sono il 65%, comprendendo tutti i costi infrastrutturali, mentre se si guarda alla IaaS si può creare un’efficienza dell’8-10%, contro il ben più allettante 65% sul quale può incidere applicare l’Autonomous sulla piattaforma”, spiega Spoletini. 

Business Process Innovation
Spostando l’attenzione sulla Business Process Innovation, che riguarda soprattutto l’ambito del SaaS, il portafoglio Oracle a livello applicativo vede l’introduzione di nuovi elementi fondamentali come l’AI, con processi già mappati in ambito e-procurement dall’ordine al pagamento, recruitment delle HR e marketing. “La nostra BPI si basa sull’idea di mettere i dati a disposizione in real time, in modo da poter prendere decisioni rapide e mirate, con l’obiettivo di diventare aziende sempre più data driven”, sottolinea Spoletini, notando che c’è il rischio di avere ancora molti dati applicativi a silos, ovvero non navigabili con l’ampiezza delle nuove tecnologie.  

È anche per questo che guardando al portafoglio prodotti, è bene “partire dall’assunto che non è più il caso di utilizzare anche nel SaaS cioè nel cloud l’approccio ‘best of breed’, che dominava nel mondo on premises, perché si rischia di continuare a generare silos”, avverte Spoletini, specificando che la scelta del meglio sul mercato può essere opportuna per le applicazioni strategiche, dove l’offerta di Oracle non manca certo, alla luce delle 23 soluzioni di casa presenti nei quadranti magici di Gartner, e rivolgersi ad altre soluzioni, valide ma non necessariamente best of breed che però operino sulla stessa piattaforma cloud e utilizzino la stessa base dati, per realizzare processi davvero ampi e non frammentati a silos. In sintesi, per Spoletini oggi conta “conoscere il prodotto in maniera approfondita per rispettare i principi del ‘true cloud method’ con Oracle Soar evitando di realizzare progetti in cloud come se fossero on premise, e soprattutto andare in produzione rapidamente, con un messaggio che è musica per le orecchie dei CEO. E il cloud in questo costituisce una rivoluzione che ha avvicinato sempre più il fornitore di tecnologia al cliente”. 

Customer success
Quest’ultimo aspetto conduce direttamente al terzo e ultimo pillar, quello del Customer success, che significa “ancora più trasparenza nei rapporti tra clienti e Oracle, unitamente a un riallineamento del post sales e dei relativi servizi per fare in modo che i clienti possano beneficiare della nuova Oracle, realizzando una struttura in grado di proporre progetti end-to-end, pur senza volerci sostituire ai nostri partner”, sintetizza il Country Leader di Oracle Italia. Anche qui, le idee sono molto chiare: “oggi per essere vincenti nell’IT bisogna essere forti anche nel cloud, e con la nostra offerta ‘Cloud at Customer’ abbiamo molte frecce al nostro arco. Perché forse nell’IT abbiamo vissuto gli ultimi anni con dinamiche ancora di tipo on premises, ma oggi in realtà il cliente quando parla di cloud e di trasformazione digitale oggi ha bisogno di partner, cioè di aziende che si prendono la responsabilità in maniera chiara e che siano affidabili, come noi senz’altro siamo, vista la nostra struttura di 1.200 persone solo in Italia. L’importanza del terzo pillar è tutta qui: il customer success va declinato realmente e non basta limitarsi a parlarne", conclude Fabio Spoletini.
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