Gli ambienti IoT sono l'ambito di crescita più logico per l'edge computing, ma a breve termine contano anche il consumo dei contenuti in rete e il customer engagement
Sempre più aziende dovranno mettere le applicazioni di
edge computing al centro, o quantomeno all'interno, delle loro strategie di sviluppo tecnologico già a breve termine, ossia
in questo 2019. È la netta opinione di Forrester Research, derivante da uno dei risultati del suo studio Global Business Technographics Mobility Survey: il 27 percento dei responsabili aziendali per le telecomunicazioni ha indicato che la propria impresa
sta già implementando ambienti di edge computing o intende farlo nel corso del 2019.
Dal punto di vista tecnologico, la spinta verso questa evoluzione viene dalla generica necessità di
elaborare sempre più dati alla periferia delle reti, senza aspettare di trasferirli nei grandi data center aziendali o dei service provider. Questa generica necessità si concretizza poi in un ambito molto ampio di applicazioni specifiche. Oggi però, secondo Forrester,
con tre direttrici che predominano sulle altre: IoT, customer engagement, multimedialità.
La combinazione tra
edge computing e IoT è quella forse
più nota in assoluto. In un generico ambiente Internet of Things i sensori raccolgono continuamente grandi moli di informazioni che vanno immediatamente aggregate e analizzate. Accade - idealmente, ma sempre più spesso - negli impianti di produzione, nelle Smart City, nelle infastrutture di trasporto, eccetera. Inoltre la "sensoritizzazione" sta toccando anche altri ambiti - come la Sanità - in cui
una reazione veloce ai dati raccolti è molto utile, se non essenziale. Garantire una tale velocità di reazione è impossibile senza edge computing.
La
multimedialità è un ambito che non si collega spesso all'edge computing, ma solo perché siamo abituati a vedere il lato "informatico" delle cose. In realtà chi si occupa di contenuti ha molto bene in mente il tema dell'edge computing, solo che
lo chiama con sigle e nomi diversi. Come le buone vecchie CDN (Content Delivery Network) che popolano Internet quasi dai suoi albori.
Il trend in questo senso è chiaro: il consumo in rete di contenuti video ad alta definizione è in costante aumento e questo impone di
delocalizzare sia i contenuti stessi, sia i sistemi che li gestiscono. Senza questo spostamento dell'intelligenza alla periferia della rete non si possono servire adeguatamente coloro che consumano i contenuti. E questo diventa sempre più vero con alcune evoluzioni tecnologiche in corso: il passaggio dei contenuti anche alla
realtà virtuale, o la distribuzione di contenuti interattivi real time verso chi partecipa a un evento fisico.
Infine, il
customer engagement. I grandi nomi del mondo retail vogliono instaurare relazioni dirette e in tempo reale con i loro clienti, ovunque essi siano e in qualsiasi momento. È difficile farlo se le applicazioni che gestiscono queste interazioni sono localizzate in pochi data center, per quanto grandi e potenti questi possano essere. Anche in questo caso
la decentralizzazione è la risposta che serve. E che porta la gestione delle interazioni con la clientela proprio là dove si trova quella più pregiata in quel momento.
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