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Usa contro Cina, Trump vuole mettere fuori gioco Huawei

Continua lo scontro commerciale tra USA e Cina. Questa volta a farne le spese è Huawei, accusata dall'Amministrazione Trump di azioni di cyberspionaggio. Gli USA invitano le aziende di telecomunicazioni europee e giapponesi a non usare le apparecchiature di rete prodotte da Huawei. Immediata e dura la risposta del colosso cinese che se da una parte si dice estranea a questo tipo di accuse, dall'altra sottolinea come sono solo i consumatori che possono decidere i destini delle aziende.

Mercato
Continua, e neppure nascosta, la guerra commerciale tra USA e Cina che ha visto recentemente l'Amministrazione Trump imporre a Pechino una nuova ondata di dazi per un valore complessivo di 200 miliardi di dollari e, di contro, la Cina adottare dazi tra il 5 e il 10% contro le importazioni americane, per un valore annuo di circa 60 miliardi di dollari.
Questa volta il centro dello scontro si chiama Huawei e la motivazione ufficiale dell'amministrazione Trump è la sicurezza delle basi militari estere a stelle a strisce, ma anche i paesi "amici" che sarebbero a rischio cyberspionaggio. Come riporta  il Wall Street Journal, il governo USA ha avviato una massiccia "campagna di sensibilizzazione" dei Paesi alleati, Italia compresa (Giappone e Germania sono gli altri destinatari), per persuadere le compagnie di telecomunicazioni locali a non usare le apparecchiature di rete prodotte da Huawei.
Inoltre, scrive ancora il WSJ, gli Stati Uniti starebbero valutando l'ipotesi di aumentare gli aiuti finanziari per lo sviluppo delle telecomunicazioni proprio in quei Paesi che evitano le apparecchiature prodotte in Cina.
Immediata la risposta del colosso di Shenzhen: "Huawei si dice sorpresa dai comportamenti del governo Usa descritti nell'articolo del Wall Street Journal. Se il comportamento di un governo si estende oltre la sua giurisdizione tale attività non dovrebbe essere incoraggiata".
"Prodotti e soluzioni Huawei - continua il vendor cinese - sono ampiamente usati in oltre 170 Paesi in tutto il mondo, servono 46 dei primi 50 operatori mondiali, aziende di Fortune 500 e centinaia di milioni di consumatori".
"Ci scelgono perchè si fidano pienamente", conclude l'azienda cinese.
Huawei, tra l'altro, ha già indirettamente avviato un'operazione trasparenza in risposta alle critiche americane realizzando in Germania un "security lab" in cui le autorità tedesche ed europee potranno esaminare il codice sorgente legato alle sue soluzioni di telecomunicazione.
Infine a oggi solo l'Australia sta seguendo le indicazioni USA e ha preso una decisione dura nei confronti di Huawei che ha visto l'estromissione del colosso di Shenzhen dalle forniture di sistemi per le nuove infrastrutture 5G.
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