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Il ruolo dei partner nell'ecosistema Google Cloud

Lanciate le prime due Google Cloud Region italiane, ora l'iniziativa al canale.

Vendor
I nostri partner hanno il ruolo centrale. Forniamo un’infrastruttura completa e le nostre caratteristiche applicative per un’implementazione totalmente libera dei loro progetti, mentre da loro ci aspettiamo competenza”. Questa la risposta di Paolo Spreafico, Director Italy Customer Engineering di Google alla nostra domanda: cosa significa essere partner di Google Cloud? La domanda sorge (spontanea) durante l'evento di lancio delle due Google cloud region italiane, quella di Milano già attiva, quella di Torino pronta entro la fine dell'anno. Distribuite entrambe su tre data center indipendenti e distribuiti in zone periferiche a circa 10 chilometri di distanza per garantire la massima ridondanza, le due Google cloud region sono frutto della collaborazione con Telecom Italia e della spinta richiesta dal cliente più prestigioso, IntesaSanPaolo, che sta spostando il 60% dell’infrastruttura su Google Cloud. “Garantiamo un traffico dati su rete proprietaria e siamo il primo cloud provider a rendere disponibili due region in Italia” afferma Fabio Fregi, Italy Country Manager Google Cloud. La cloud region di Milano (europe-west8) entra così a far parte del network globale composto da 34 region e 103 zone, attraverso cui Google Cloud fornisce servizi agli utenti di oltre 200 paesi e territori nel mondo. Grande enfasi viene data a due aspetti in particolare. In primo luogo, la sostenibilità delle strutture, confermando il cloud Google come il più “pulito” del settore, secondo calcoli interni, che contribuirebbe a raggiungere l’obiettivo carbon free entro il 2030 dichiarato dai vertici di Mountain View. Altro elemento su cui punta il marketing, particolarmente aggressivo, di Google è la capacità di generare fino a 3,3 miliardi di euro di impatto economico e fino a 65mila nuovi posti di lavoro in Lombardia e Piemonte. Le due Google cloud region sono il frutto dell’investimento dell’azienda americana in Italia all’interno del programma Italia in Digitale annunciato dal CEO Sundar Pichai nel 2020: “Per aiutare a trasformare le aziende italiane grandi e piccole, investiremo oltre 900 milioni di dollari in 5 anni” affermò il manager a suo tempo. Negli ultimi anni Google ha aiutato 500mila persone a ottenere le competenze digitali necessarie per rilanciare un’attività o migliorarla. Il piano Italia in Digitale prevede di contribuire a digitalizzare altre 700mila, tra individui e piccole e medie imprese, con l'obiettivo di portare il numero complessivo a oltre 1 milione.

I servizi disponibili nelle Google cloud region italiane

Le nuove region offriranno servizi standard, tra cui, solo per citarne alcuni, Compute Engine, Google Kubernetes Engine, Cloud Storage, Persistent Disk, CloudSQL e Cloud Identity. Inoltre, saranno garantite funzionalità fondamentali come i controlli sulla residenza dei dati, la crittografia predefinita, criteri organizzativi e i controlli di servizio VPC di Google per la protezione dei dati. Insomma, tutto quello di cui c’è bisogno in termini di: elaborazione, virtual machine, servizi di rete, storage e database, big data e machine learning – su cui Google punta particolarmente -, servizi per la migrazione dei database, gestione delle identità e della sicurezza e tool di sviluppo. “Secondo i nostri calcoli – ha proseguito Fregi – la presenza delle due Google cloud region italiane garantirebbe una riduzione della latenza fino all’80%”. Ma non solo, l’altro vero motivo per cui tutti gli hyperscaler stanno investendo in cloud region locali riguarda la sovranità dei dati e la necessità di garantire alle aziende clienti la completa aderenza alla normativa, locale ed europea. In definitiva, le garanzie che vuole fornire Google Cloud riguardano la velocità, la capacità, la disponibilità, la sostenibilità e la fiducia. “Presentiamo un cloud d’eccellenza, diverso dagli altri – ha promesso Thomas Kurian, CEO di Google Cloud -, completo e performante”. Un altro motivo che giustifica il particolare interesse dei grandi cloud provider riguarda certamente la prossimità. Ovvero la certezza per i team IT aziendali di poter andare a “toccare con mano” le infrastrutture dei data center e poter contare sulla disponibilità del personale locale.

Il ruolo dei partner di canale

Oltre a Telecom Italia, Google dichiara un folto numero di partner, tra cui spiccano come italiane “native” la torinese Reply, nelle sue declinazioni Reply Go e Reply Machine Learning, la bolognese Injenia e la modenese Cloudtec, le milanesi Bip, Huware, Softlab, Techedge, la veneziana Ennova Go e la toscana Var Group. Navigando tra le competenze dei partner sponsor dell'evento e tra quelli presenti al preevento, circa 300 secondo Spreafico, si può avere un'idea di massima di cosa significa aderire al Google Cloud Partner Advantage Program. Tutti gli operatori di canale presenti hanno diversi livelli di certificazione sugli strumenti Google e hanno due vocazioni principali: la consulenza e lo sviluppo. Consulenza su progetti di digital transformation, soprattutto per aziende medio piccole - il vero target delle Google Cloud Region -, attivazione, configurazione, personalizzazione e integrazione dei microservizi presenti nell'offerta Google Cloud e, infine, sviluppo diretto sulle piattaforme Google. Un modello di partnership simile, insomma, a quello di tutti gli hyperscaler, con la promessa di una piena libertà creativa e di un'attività su piattaforme di sviluppo totalmente open. Ovviamente, su marginalità e su regole di ingaggio il riserbo è strettissimo, ma l'impressione è che, per realizzare un business sostenibile con Google Cloud, e anche con gli altri hyperscaler, si debba puntare soprattutto sull'offerta consulenziale.

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